Verga e Svevo a confronto-Destino o Caso?
Destino o caso? Vale a dire, quello che ci accade
è in qualche misura pre-stabilito o è frutto di pura casualità? È accaduto
perché doveva accadere oppure è accaduto ma avrebbe potuto non accadere?
Una
domandona vecchia come il mondo, un tema sul quale si sono espresse scienza,
filosofia e letteratura.
Semplificando
molto per esigenza di brevità, pur ammettendo il rischio di banalizzare così
una questione che banale non è affatto, le posizioni sul tema sono le seguenti:
1.l’idea
di quanti riconoscono nella Vita e nella Storia la concretizzazione di un
progetto divino, quindi trascendente: è il caso di A. Manzoni, per esempio;
2.la convinzione che tutto ciò che accade è il prodotto necessario di leggi
naturali immanenti ma ugualmente determinanti;
3.
la più disincantata opinione di coloro che nella vita ravvedono solo pura
casualità, fortuito succedersi di eventi privo di logica e ordine.
Secondo G. Verga?
Si
prenda in esame l’opera verghiana per eccellenza, I Malavoglia.
Protagonisti
del romanzo sono i componenti della famiglia Toscano, soprannominati i
Malvoglia, pescatori di Aci Trezza che aspirando ad una condizione migliore, si
danno un gran daffare per uscire dalla povertà in cui versano e si improvvisano
commercianti di lupini.
La
sfortuna li perseguita e in una notte di tempesta perdono il
carico di lupini in mare, la barca acquistata a debito affonda e, come se non
bastasse, muore Bastianazzo, colui che, nella rigida gerarchia della famiglia
Toscano, è il secondo dito della mano, seguendo per importanza a
Padron toni, il vecchio patriarca. Da questo momento in poi, i Malavoglia
dovranno vedersela con una serie infinita di guai sui quali sorvoliamo.
La
vera questione è che i Toscano commettono peccato di yubris,
sfidano il destino che li ha voluti ultimi e dal destino sono puniti
sprofondando sempre più in basso. Un destino, quello ne I
Malavoglia, che tuttavia nulla ha di trascendente: il destino verghiano non
è scritto da un qualche dio che dall’alto muova i fili, ma è la necessità
immanente alla Vita stessa, è l’insieme di quelle leggi naturali e immutabili
in base alle quali ciascuno ha il proprio compito e il proprio posto nel mondo. Tentare di modificare l'immutabile -ciò che è capitato in sorte- è sforzo destinato a fallire.
Da Verga a Svevo...
Nella Coscienza di Zeno il
coprotagonista è il Caso.
L’inetto
Zeno Cosini, protagonista del romanzo-non romanzo, è un buono a nulla, un
incapace a 360 gradi, sempre indeciso sul da farsi, impacciato nel rapporto con
gli altri, pieno di complessi e paturnie, uno che per caso-dopo
essere stato rifiutato dalle tre sorelle Malfenti alle quali si era dischiarato-
per caso finisce con lo sposare la brutta Augusta, che più tardi si
rivelerà, casualmente, la donna adatta a lui. La vita di
Zeno è dunque costellata di eventi fortuiti, una serie di circostanze del tutto
impreviste ed imprevedibili che tuttavia giocano sempre a suo favore,
nonostante i suoi demeriti.
Dunque, solo capriccioso caso...
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