Letteratura

G. D’ANNUNZIO. Il Superuomo, confronto con la filosofia di Nietzsche


Che D’Annunzio abbia rappresentato l’Italia della sua epoca più di chiunque altro è fuori discussione: la sua opera e la sua stessa vita sono lo specchio del velleitarismo dell’Italia fascista della quale è stato il  "Vate".

Il suo attivismo politico, le sue mirabolanti imprese tra cui la marcia su Fiume e il volo su Vienna, l’amicizia (in realtà rapporto di odio-amore) con Mussolini, l’amore con Eleonora Duse sono cose arcinote.


Personalità forte, carattere passionale e impetuoso, uomo eclettico ed estroso, D’Annunzio coltivò mille interessi, dalla musica alla pittura e al teatro; regalò agli Italiani parole nuove: se non fosse per lui non mangeremmo il tramezzino!


Modello di eleganza e raffinatezza, ossessionato dal culto della bellezza-in ogni sua forma- trascorse l’ultimo parte della vita (morì nel 1938) rinchiuso nelle stanze del Vittoriale e lontano da sguardi indiscreti nel patetico intento di nascondere i segni del decadimento fisico e della vecchiaia.


Autore prolifico di poesie, opere teatrali e romanzi (tra questi il più noto è Il piacere) D’Annunzio ha delineato in alcune sue opere (specialmente nel romanzo Le vergini delle rocce) il ritratto del superuomo, attingendo, a modo suo, alla filosofia di F. Nietzsche.


 “Superuomo e  oltreuomo

Cos’ha in comune il superuomo dannunziano con l’oltreuomo di Nietzsche? Molto poco, quasi nulla: in effetti, se si leggono le opere di Nietzsche da Umano, troppo umano fino a- soprattutto- Così parlò Zarathustra, non si può che giungere a questa conclusione.


Che cos’è per l’uomo la scimmiaUn ghigno o una vergogna dolorosa.

E questo appunto ha da essere l’uomo per il superuomo…...Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze…dispregiatori della vita essi sono... possano scomparire. 

Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio, ma Dio è morto e così sono morti anche tutti questi sacrilegi. Commettere il sacrilegio contro la terra, questo è oggi la cosa più orribile…

F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra


Poche righe di Così parlò Zarathustra sono sufficienti a rendere idea del superuomo (meglio dell’oltreuomo) nietzscheano: non un singolo individuo superiore alla massa per capacità o per nascita, ma una nuova umanità finalmente libera non solo da Dio ma da tutti gli dei, da ogni forma di costrizione. L’oltreuomo coincide quindi con l’avvento di un’umanità che va oltre l'umanità-gregge, si riappropria di sé scrollandosi di dosso tutti i “tu-devi” imposti dalla morale, dallo Stato, dalla religione e recupera la libertà dell' “io voglio”.

Il superuomo dannunziano è lontano anni-luce da Nietzsche, è sufficiente leggere qualche pagina dal romanzo Le vergini delle rocce (1895) per rendersene conto: Claudio Cantelmo, il protagonista del romanzo, è l’individuo che si eleva aristocraticamente al di sopra della massa, distinguendosi per superiorità culturale, gusto e provenienza sociale.

Egli naturalmente sente di appartenere a quei pochi uomini superiori per la virtù della sua stirpe…Il superuomo dannunziano, dunque, al suo primo apparire, presenta alcune caratteristiche che potrebbero così riassumersi: culto dell’energia dominatrice sia che si manifesti come forza (e violenza) o come capacità di godimento o come bellezza... 

Carlo Salinari, Il secondo Ottocento: Simbolismo e Decadentismo


E che dire sulla volontà di potenza, concetto intimamente legato a quello dell’oltreuomo? 

Anche qui, distanza siderale tra Nietzsche e D’Annunzio, tra Nietzsche e i tanti che ne falsarono il pensiero facendone l’ideologo del Nazismo. 

Come osserva E.Fink1, per il filosofo tedesco la volontà di potenza è la forza creatrice dell’uomo, che per sopravvivere ha necessità di stabilire uno schema interpretativo in cui racchiudere la realtà: le regole del vivere civile, la morale, la metafisica, tutto è nato della volontà creatrice (volontà di potenza) dell’uomo. Nel corso della storia, tuttavia, l’uomo ha finito con il diventare schiavo delle sue stesse creazioni, stabilendo con esse un rapporto feticistico. La volontà di potenza dell’oltreuomo (il quale, a differenza dell’uomo assoggettato, non crede al valore assoluto dell’esistente) consiste nella forza e nel coraggio di sottrarsi alla tirannia del già-dato, per aprirsi a nuove possibilità, creando mondi sempre nuovi....


Nulla a che vedere, dunque,  con la forza dominatrice di pochi eletti.


 1.cfr E. Fink, La filosofia di Nietzsche



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