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Immanuel Kant. Per una pace perpetua
L’opera è
un’analisi delle condizioni -giuridiche e non solo- che possano garantire la
pace: non la pace momentanea -la tregua- di un “cessare il fuoco” che in realtà non
esclude la ripresa del conflitto né allontana lo spettro di guerre future, ma
la pace duratura, imperativo categorico per un’umanità che possa dirsi
davvero tale.
Ricalcando
provocatoriamente la struttura di un trattato di pace tipico dell’epoca, per
intenderci uno di quei trattati che solitamente venivano stipulati a guerra
conclusa, quando riunite intorno ad un tavolo le potenze vincitrici si
accordavano sul destino degli sconfitti, l’opera comprende Articoli preliminari
(in totale sei), Articoli definitivi (tre), un Supplemento (articolato in due parti), e una serie di Clausole
segrete.
Negli Articoli
preliminari, le principali condiciones sine quibus non per la
realizzazione della pace tra le Nazioni:
Una guerra condotta con
mezzi abietti, nell’immediato produce la distruzione dell’altro -il
nemico-, mentre in tempi più lunghi, avendo ulteriormente avvelenato il
clima, pregiudica qualunque possibilità di dialogo tra le parti, di
fatto rendendo impossibile la pace.
La
repubblica democratica, dunque, è la sola conforme ai diritti dell’uomo, per
quanto sia la più difficile tanto da fondare che da mantenere, di guisa che molti sostengono che occorrerebbero degli angeli, e non degli uomini dominati dalle passioni, per
costituire una forma di Stato così sublime (cfr,
Supplemento n.1)
È il senso dell’Articolo definitivo n.3.
L’analisi delle pre-condizioni necessarie alla realizzazione della pace si
conclude significativamente con una riflessione che sorprende per l’audacia se considerata
in relazione alla cultura tutt’altro che progressista dell’epoca (le istanze dell’Illuminismo, movimento in verità
piuttosto elitario, erano sconosciute ai più e misconosciute da molti): il mondo è la casa di tutti gli uomini, non
essendoci uomo o popolo che sulla Terra possa vantare diritti più di un altro; pertanto chi, attraversando mari e percorrendo deserti,
giunga in territorio altrui a bordo di una nave o in
groppa ad un cammello, va accolto e ospitato, non per filantropia, ma perché ne
ha diritto e questo diritto conserva almeno fino a quando non dia prova di
comportamenti inaccettabili in un consesso civile. In questo caso, vada pure
allontanato, a patto che ciò avvenga senza la di lui rovina.
Opera straordinaria per la modernità dei temi affrontati, la lucidità con
cui essi sono trattati e la forza morale che li sorregge, l’opuscolo Per una
pace perpetua non dispensa facili ricette, indica tuttavia con
chiarezza la strada da imboccare perché sia possibile la pace: è la strada -ancora tutta in salita- dell’uguaglianza
e della tutela dei diritti di tutti gli Stati e di tutti gli uomini, i quali, essendo la Terra sferica -e oggi molto più piccola che nel VIII secolo- devono sempre, alla fin fine,
tollerarvisi reciprocamente.
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