Non chiederci la parola
Composto
nel 1923 e incluso nella raccolta Ossi di seppia, il testo è una chiara dichiarazione
di poetica: da sempre considerata custode e insieme espressione di
valori assoluti, depositaria e al contempo dispensatrice di verità, la poesia secondo Montale non può comunicare più nulla di positivo.
Non
chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo
nostro informe, e a lettere di fuoco
lo
dichiari e splenda come un croco
perduto
in mezzo a un polveroso prato.
Ah
l’uomo che se ne va sicuro,
agli
altri ed a se stesso amico,
e
l’ombra sua non cura che la canicola
stampa
sopra uno scalcinato muro!
Non
domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì
qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto
solo oggi possiamo dirti,
ciò
che non siamo, ciò che non vogliamo.
E.
Montale, Ossi di seppia
Il
poeta non può esprimersi con parole definitive e geometricamente precise (parola
che squadri da ogni lato) sull’essenza delle cose o sull’animo
umano, realtà complesse (informi) che non si lasciano definire con la
nitidezza brillante di un fiore di zafferano (come un croco); egli
non possiede formule magiche che forniscano soluzioni o spianino la via verso
la Verità (Non domandarci la formula che mondi possa
aprirti), ma invidia, sia pur commiserandolo (Ah l’uomo che se ne
va sicuro, agli altri ed a se stesso amico) chi vive confortato
da certezze incrollabili, non conosce il dubbio e non s’interroga sul lato
impenetrabile e oscuro di se stesso e della vita (l’ombra sua non cura che
la canicola stampa sopra uno scalcinato muro!).
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e splenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.