Trama/commento
La storia di Vitangelo Moscarda, il
protagonista del romanzo, inizia quando sua moglie gli fa notare che il suo
naso è storto. Vitangelo, fino a questo momento convinto di avere un naso
perfettamente normale, è sconvolto, tanto più che dopo poco la moglie gli trova
altri difetti.
È a questo punto che inizia la crisi di Moscarda, egli si rende conto che l’immagine che ha di sé non corrisponde a quella che di lui hanno gli altri.
Un giorno s‘imbatte in un conoscente che gli fa notare un particolare che nessuno aveva mai rilevato, il codiniccio, cioè quella particolarità nell’attaccatura dei capelli che sulla nuca formano una specie di codino.
Moscarda scopre così che non solo gli altri hanno di lui un’immagine diversa da quella che ha di se stesso, ma anche che ciascuno di loro ha un’idea che diverge da quella degli altri. Scopre di non essere UNO, di non avere UNA identità, ma centomila identità diverse: lui è contemporaneamente quei centomila Moscarda che vivono nella mente degli altri.
Ma se questo vale per l’aspetto fisico, varrà anche per l’intero suo modo di essere.....
Ossessionato dal bisogno di liberare il vero se stesso dalla costrizione dei ruoli e delle maschere, Moscarda decide di demolire una dopo l’altra tutte le identità che la società che gli ha incollato addosso, tutte quelle forme in cui non si riconosce.
Compie così una serie di atti apparentemente folli: liquida la banca ereditata dal padre, in modo da scrollarsi di dosso l’etichetta di figlio dello strozzino, lascia la moglie, smettendo la maschera di marito premuroso, devolve tutti i suoi averi a favore di un ospizio dove decide di andare a vivere.
Da questo momento in poi inizia la rinascita di Moscarda (e siamo all’epilogo del romanzo) che decide di uscire definitivamente dalla gabbia della forma-le maschere impostegli dalla società- per vivere in maniera autentica; rinuncia quindi ad ogni identità, persino al nome (la prima forma in cui si viene cristallizzati al momento della nascita); persino alla propria immagine, indossando un camiciotto informe.
Sceglie di non essere nessuno per reinventarsi attimo dopo attimo.
Nessun
nome…Non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove.
Sono quest’albero. Albero, nuvola domani libro o vento: il
libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.
Uno,
nessuno e centomila,
La vita non conclude, cap. conclusivo