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NIETZSCHE, LO SPIRITO LIBERO


Le opere Umano, troppo umano (1878), Aurora (1881e Gaia scienza (1882) sono una sorta di itinerario nella decadenza del mondo moderno, una critica feroce alle ipocrisie e agli errori su cui esso si fonda.

L’arma che Nietzsche utilizza per portare fino in fondo la sua critica è quella dello smascheramento psicologico, che mina alla base un intero sistema di valori.

"I problemi filosofici riprendono oggi in tutto e per tutto quasi la stessa forma interrogativa di duemila anni fa…come può qualcosa nascere dal suo opposto, per esempio l’irrazionale dal razionale, ciò che sente da ciò che è morto, la logica dall’illogicità…invece la filosofia storica….ha accertato in singoli casi…che quelle cose non sono opposte…."
Umano, troppo umano,  aforisma. n.1

Questo breve estratto dall’aforisma n 1 di Umano, troppo umano può considerarsi il manifesto programmatico dell’intera filosofia di Nietzsche, un filosofare storico - scientifico, un pensiero lucido e smascherante che intende svelare l’inconsistenza dei valori correnti, tutti fondati sullo stesso errore di ragionamento, cioè che gli opposti (bene e male, logico e illogico, razionale irrazionale) appartengano a sfere distinte.

"L’apparenza è contro lo storico. È un fatto ben provato che gli uomini provengano dal corpo materno, eppure i figli adulti, stando accanto alla propria madre fanno apparire questa ipotesi come assi spropositata, essa ha contro di sé l’apparenza…"

Aurora, aforisma 340

Ciò che appare è sempre ingannevole: come può sembrare incredibile che il figlio, ormai uomo fatto, provenga dall’utero materno, così è solo apparentemente paradossale che la morale e l’idea di Bene possano derivare dal non-bene: a ricostruirne la genesi, esse nascono infatti dall’umano-molto-umano terreno dell’egoistico impulso al raggiungimento del piacere. Tutto ciò che l’uomo fa per il proprio simile non è mai disinteressato, è unicamente volto al soddisfacimento del senso della propria potenza.

"Non pensare più a se stessi. Ci si rifletta bene a fondo: perché ci tuffiamo dietro a uno che dinanzi a noi cade in acqua, sebbene non si nutra alcun sentimento particolare nei suoi confronti? Per compassione: in tal caso si pensa soltanto agli altri-risponde la mancanza di riflessione. Perché si prova dolore e disagio di fronte a uno che sputa sangue, mentre si è addirittura mal disposti nei suoi confrontiPer compassione…..La verità è che nella compassione-in ciò, intendo, che in modo fuorviantesi è soliti chiamare compassione-noi non pensiamo più in modo cosciente a noi, ma inconsciamente ci pensiamo in un modo assai forte…La disgrazia altrui ci offende, ci convincerebbe della nostra impotenza, forse della nostra codardia…"

Aurora, aforisma 133

L’azione compassionevole cela dunque il bisogno del soddisfacimento di sé: ciò che spinge l’uomo a porgere la mano a chi è in difficoltà è -sia pure inconsciamente- la sua necessità di sentirsi forte e potente, il suo bisogno di affermarsi sull'altro attraverso la riconoscenza che gli verrà tributata.

Anche la metafisica ha la sua genesi storica nel bisogno umano: si legga l’aforisma 111 di Umano, troppo umano.

"Origine del culto religioso. Se ci riportiamo con la mente a quei tempi in cui la vita religiosa fioriva nel modo più vigoroso, troviamo una convinzione di base che noi oggi non condividiamo più e a causa della quale noi oggi ci vediamo chiuse una volta per tutte le porte della vita religiosa….In quei tempi non si sa ancora nulla delle leggi naturali, ….Manca in genere ogni concetto di causalità naturale…Nella rappresentazione degli uomini religiosi...la Natura è la mancanza di regola…..Peraltro, ogni individuo di tali tempi sente come da quegli arbitri della Natura dipendano la sua esistenza, la sua felicità, quella della sua famiglia, dello Stato….La riflessione degli uomini che credono alla magia e ai miracoli mira a imporre una legge alla natura e, detto in breve, il culto religioso è il prodotto di questa riflessione….Il senso del culto religioso è di esorcizzare la natura a vantaggio dell’uomo…."

Umano, troppo umano, aforisma n.111

Storicamente, dunque, anche la religione ha origine in un bisogno eminentemente umano, quello di ingraziarsi il potente dio-della natura, attraverso una serie di atti e culti magici.

Se morale e religione si spiegano alla luce dei bisogni umani, è anche vero che non esiste un uomo astratto, un’essenza di uomo atemporale in cui istinti e bisogni siano sempre gli stessi: l’uomo è come la Storia lo plasma.

"Il carattere immutabile. Che il carattere sia immutabile non è vero nel senso stretto….questo detto popolare sta a significare solo che, durante il breve tempo della vita di un uomo, i motivi che influiscono su di lui, non riescono ad incidere abbastanza profondamente da distruggere i tratti impressi da molti millenni….Ma se ci si immaginasse un uomo di ottantamila anni, si finirebbe coll’avere in lui un carattere assolutamente mutevole…"

Umano, troppo umano, aforisma 41

La filosofia storica di Nietzsche, dice M. Foucault(1) "scopre che dietro le cose non c'è che il segreto di essere prive di segreti, essa irride la stessa ricerca dell’origine", perchè ciò che è all’origine-vale a dire l’umano troppo umano dei bisogni- non è dato una volta per tutte, ma muta storicamente e continuamente.

Va da sé che nel mondo moderno tanto la morale che la religione non hanno ragion d’essere, sono come abiti troppo stretti, non rispondono più ai bisogni da cui sono nate; esse tuttavia occorrono alle società e agli stati per addomesticare l’uomo, abituandolo all’obbedienza e alla rinuncia di sé: la morale chiede all’uomo di abdicare alla propria individualità imparando a vivere in funzione della collettività;  la religione lo appaga in tempi di dolore e/o sfiducia e gli insegna la docilità e la pazienza nell’attesa di una felicità ultraterrena. 

Ma è tempo di liberarsi delle vecchie abitudini 

"Brevi abitudini. Amo le brevi abitudini e le considero l’inestimabile mezzo per imparare a conoscere molte cose e situazioni…All’opposto odio le abitudini durature e penso che mi si avvicini un tiranno e che la mia aria vitale si addensi…"

Gaia scienza, aforisma 377
 

Tutto ciò che si impone come valore assoluto/abitudini durature (che siano i costumi, le forme del pensiero, la morale ecc.) rende schiavi e paralizza l’azione impedendo di creare del nuovo.
Lo spirito libero è colui che ama brevemente, rifugge dalle abitudini eterne, respinge tutto ciò che aveva tenuto per assoluto perché sa che non corrisponde più ai suoi bisogni. Lo spirito libero, dunque, è l’uomo della scienza finalmente resa gaia: a lui, la conoscenza del carattere umano troppo umano di morale e religione, ha restituito la possibilità di sottrarvisi per imboccare strade nuove…


Ma questo sarà il compito dell’oltreuomo.

 
1.cfr. M. Foucault, Microfisica del potere, Nietzsche, la genealogia e la storia