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Pirandello. Il treno ha fischiato. Sintesi

 





La trama in breve


Pubblicato sulle pagine del Corriere della sera nel 1914 e successivamente inserito nella raccolta Novelle per un anno, il racconto è la storia di Belluca, un impiegato modello, sempre preciso nello svolgimento del proprio lavoro e obbediente.


La voce narrante è quella di qualcuno che ha assistito ai fatti pur senza prendervi parte.


La narrazione avviene in medias res, cominciando nel mezzo della storia (Farneticava. Principio di febbre cerebrale, avevano detto i medici; e lo ripetevano tutti i compagni d’ufficio), per poi recuperare retrospettivamente gli avvenimenti precedenti e ricostruire l’intera vicenda.


Belluca è di carattere mite, non si è mai visto un uomo più mansueto di lui: in ufficio lavora senza distrarsi e senza concedersi pause, non reagisce alle provocazioni dei colleghi che spesso si divertono a prenderlo in giro, accetta i rimproveri del capufficio anche quando non sono meritati.


Un giorno accade qualcosa di insolito: Belluca è stranamente allegro (ilare), sulla faccia ha un’espressione che nessuno gli ha mai visto prima, pare che il viso gli si sia allargato e che all’improvviso egli abbia aperto occhi e orecchie.


A fine giornata carte e registri giacciono sulla sua scrivania esattamente come al mattino, Belluca non li ha nemmeno toccati: per la prima volta il diligente contabile non ha svolto il lavoro assegnatogli. 


Alla giusta riprensione da parte del capufficio, risponde con frasi senza senso, alludendo vagamente al fischio di un treno. Quel treno -dice- lo ha portato in Siberia, nelle foreste del Congo e in mille atri posti meravigliosi.


Belluca sembra impazzito, è in uno stato di tale agitazione che si rende necessario per lui il ricovero in una casa di cura.


Attraverso un lungo flashback, chi narra spiega cos’è accaduto e svela la ragione di quel comportamento:



Due sere avanti, buttandosi a dormire stremato su quel divanaccio, forse per l’eccessiva stanchezza, insolitamente, non gli era riuscito d’addormentarsi subito. E, d’improvviso, nel silenzio profondo della notte, aveva sentito, da lontano, fischiare un treno. Gli era parso che gli orecchi, dopo tant’anni, chi sa come, d’improvviso gli si fossero sturati. Il fischio di quel treno gli aveva squarciato e portato via d’un tratto la miseria di tutte quelle sue orribili angustie, e quasi da un sepolcro scoperchiato s’era ritrovato a spaziare anelante nel vuoto arioso del mondo che gli si spalancava enorme tutt’intorno.

Belluca due sere avanti si è disteso sul divano, stremato dalla fatica del lavoro e dal peso di una situazione familiare difficile (Aveva con sé tre cieche, la moglie, la suocera e la sorella della suocera: queste due, vecchissime, per cataratta; l’altra, la moglie, senza cataratta, cieca fi ssa; palpebre murate...)


Appisolatosi sul divanaccio, è stato svegliato all’improvviso dal fischio di un treno.


Il fischio di quel treno gli ha fatto immaginare mondi sconosciuti, montagne dalle azzurre fronti, fiumi, mari e tutto ciò che costituisce vita normale ma che a lui -segregato in una vita fatta solo di lavoro e adempimenti familiari- è negata.


Inebriato da tanta vita, sia pure vissuta solo con l’immaginazione, Belluca ha aperto gli occhi sulla propria condizione di alienazione e ha deciso di ribellarsi: non intende più rinunciare a sé, non è più disposto a sottostare a vessazioni e obblighi e rivendica il diritto alla propria libertà. E due giorni dopo accade quel che si è già detto.


Spiegata così e riattaccata la coda mostruosa al mostro cui appartiene, il comportamento di Belluca che per la prima volta trascura il lavoro e osa ribattere al capufficio, si rivela come naturalissima reazione ad una situazione di frustrazione e nulla ha a che vedere con la pazzia.
 

I temi 


Nel racconto s’intrecciano i temi cari a Pirandello. 


È presente il tema dell’identità/libertà soffocata nella trappola dei ruoli sociali (il lavoro, la famiglia); legato a questo, vi è il tema del contrasto tra vita e forma: gli altri vedono Belluca in un ruolo cristallizzato (le sue abitudini, il suo comportamento, il modo in cui svolge il proprio lavoro) ma sotto questa forma/maschera si nascondono la sofferenza di una situazione familiare drammatica e insieme il bisogno di libertà e autenticità.


Infine è presente il tema della ribellione al conformismo, che scardinando certezze, mettendo in discussione comportamenti e opinioni comuni, è etichettato dalla società come follia.


Come in tutta la produzione pirandelliana, anche qui è presente la tecnica dell’umorismo: inizialmente presentato/descritto come manifestazione di sospetta follia, il comportamento di Belluca si rivela alla fine -in un rovesciamento di prospettiva tipico dell’umorismo- per quello che è veramente, la naturalissima ribellione di un uomo alla propria infelicità.