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Aristofane secondo Luciano Canfora. Lisistrata

 

Commediografo rimasto insuperato per la sua satira mordace, l’ateniese Aristofane (445 a.C.-385 a.C. circa) visse nel periodo più drammatico della storia greca: dal 431 a. C. al 404 a. C. la democratica Atene e l’aristocratica Sparta si affrontarono nel lungo e sanguinoso conflitto che, noto come Guerra del Peloponneso, fu tutt’altro che una scaramuccia locale e si combatté su più fronti anche oltre i confini della Grecia.

Attraverso vicende alterne, defezioni, tradimenti, golpe e colpi di scena -non ultimo l’accordo tra Sparta e i Persiani, i nemici di sempre- il conflitto si trascinò fino al 404 a.C., quando Atene capitolò e fu costretta ad accettare il governo dei Trenta tiranni, un governo oligarchico gradito a Sparta.



 

Delle numerose opere di Aristofane -i Frammenti e le undici commedie Acarnesi, Cavalieri, Nuvole, Vespe, Pace, Uccelli, Le donne alle Tesmoforie, Lisistrata, Rane, Le donne all’assemblea-, non ce n’è una che non sia politica:  anche in quelle apparentemente più astratte e/o surreali come le Nuvole -satira contro le astruserie filosofiche di Socrate- o Gli uccelli - la commedia in cui due ateniesi fondano con gli uccelli una città tra le nuvole-, il riferimento alla realtà contemporanea; il tema della guerra ma soprattutto la riflessione sui guasti della democrazia ateniese sono tutt’altro che secondari.

 
È così anche per Lisistrata, non una commedia senza politica come vorrebbero alcuni critici, ma opera impregnata da un capo all’altro di una politica che rispecchia l’attualità
: questa la tesi del filologo/storico prof. Luciano Canfora nel saggio Cleofonte deve morire.

 
La commedia ruota intorno alla giovane donna il cui nome dà il titolo alla commedia.


Stanca della guerra che tiene i mariti lontani da casa, l'ateniese Lisistrata (letteralmente la scioglitrice di eserciti) convoca un’assemblea di donne e illustra il suo piano: le donne greche si asterranno dal sesso con i propri uomini fino a quando essi non avranno deposto le armi e messo fine alla guerra. 

Sia pure con qualche perplessità, il piano incassa l'assenso generale e in special modo da parte della delegazione spartana capitanata dalla risoluta Lampitò.

Allontanatesi dalle loro abitazioni, le donne si ritirano sull’acropoli a guardia del tesoro che serve a finanziare la guerra. 

Avanza un coro di vecchi che prova con il fuoco a scacciare le donne dalla loro postazione sull’acropoli, ma ha la meglio il coro delle vecchie munite di recipienti colmi d’acqua.

Non senza difficoltà, -tra le donne qualcuna fatica a tener fede al patto- la protesta delle donne prosegue e si conclude con successo: Ateniesi e Spartani, provati alla lunga astinenza sessuale, firmano la pace e tutti esultano.

Lisistrata, una commedia tutta politica 


Mostrando verso l’intelligenza femminile una sensibilità all’epoca inusuale -e in special modo ad Atene, dove le donne erano considerate meno di nulla e private di ogni diritto - Aristofane fa di Lisistrata un’eroina modernissima, una sorta di femminista ante litteram, testa pensante che lungi dal piegarsi alla volontà maschile, agisce in autonomia e non arretra di fronte a nulla pur di conseguire lo scopo. 


Tuttavia, non sembra che la condizione femminile rappresentasse una priorità per Aristofane (Luciano Canfora [1])le qualità di Lisistrata (qualità da leader politico, perché Lisistrata pianifica, decide e agisce per il bene di Atene) rivelano per contrasto l’inadeguatezza/la stupidità degli uomini al potere -demagoghi occupati a perseguire il proprio interesse- e al contempo fanno luce sui limiti della democrazia ateniese, un governo di molti (sulla carta) che in realtà è per pochi soltanto, considerando che all'epoca il demo contava 30000 cittadini pleno iure -ovviamente maschi- dei quali tuttavia solo 5000 (la minoranza politicizzata) partecipavano attivamente alla vita politica della polis (una bella contraddizione).

Aristofane non ama questa democrazia  vuole la sua guerra; egli dunque auspica un governo di Kalokagathoi (vale a dire un governo gestito dai migliori) che agisca per il bene di Atene assicurandole la pace e dandole nuove leggi: Lisistrata va letta/interpretata alla luce di questo contesto, questa l'idea di Canfora.



Luciano Canfora: Lisistrata in  Cleofonte deve morire


Vagliando l'opera di Tucidide che di quell’epoca fu testimone diretto, quindi analizzando il testo aristofaneo con la perizia del filologo, nel suo saggio Cleofonte deve morire Canfora rintraccia non soltanto una non casuale corrispondenza tra la storia/la trama di Lisistrata e la realtà storica, ma anche un'indubbia affinità/sintonia tra Aristofane e gli ambienti politici ostili al governo democratico. 

Rappresentata nell’inverno del 411 a. C., la commedia aristofanea mette in scena quanto sta realmente accedendo in quegli anni: la frustrazione per una guerra che va malissimo; la crisi del governo democratico che quella guerra ha fortemente voluto e che ora va perdendo consensi con il susseguirsi delle sconfitte; infine - e soprattutto- la commedia inscena la congiura (nella commedia è la rivolta delle donne che reclamano la pace) che, ideata dagli aristocratici fin dal 412 -complice il demagogo Pisandro- porta nel 411 ad una momentanea interruzione del conflitto e all’instaurazione della dittatura oligarchica dei Quattrocento. 

L'eroina Lisistrata (cioè Aristofane) e i congiurati -quelli veri- procedono nella stessa direzione e perseguono identici obiettivi:

(…) Aristofane sulla scena con quella allusiva commedia e Pisandro vanno, se ben si riflette, nella stessa direzione. Sulla scena una dissolutrice di eserciti…si impadronisce del potere sequestrando il tesoro della città, la riserva aurea, onde impedire la costruzione di altre navi, e scaccia i legittimi governanti suscitando l’allarme impotente dei democratici- rappresentati come vecchi e alquanto rimbambiti. Che per caso questo avvenga sulla scena mentre nella realtà si prepara la stessa cosa appare improbabile. Spoliticizzare la Lisistrata è davvero fatica sprecata (…)
Aristofane è con quelli che non vogliono proseguire la guerra(…)
È difficile pensare che Aristofane si muovesse uti singulus, come moralista solitario. È in collegamento con ambienti che sono da tempo in agitazione (…).
Una commedia che nell’inverno 411, mentre la guerra va male (…) celebra pace e alleanza con Sparta, è un aiuto a chi- proprio sfruttando tali difficoltà- preparava il cambiamento politico-istituzionale -attuato pochi mesi dopo, previa una terroristica preparazione di lunga lena- avendo come programma esattamente la pace subito e l’intesa con Sparta.
Luciano Canfora, Cleofonte deve morire, pagg. 127, 128,136, edizione digitale Laterza, 2018
 
Con Lisistrata Aristofane porta in scena il colpo di stato del 411 ancor prima ancora che venga attuato, la qual cosa è significativa della speranza in un imminente nuovo assetto politico-istituzionale e di una sintonia tra il commediografo e i golpisti molto più che solo sentimentale


La vicinanza di Aristofane al gruppo che va preparando il golpe è evidente altresì dal programma politico che- sia pure attraverso un discorso piuttosto oscuro perché infarcito di metafore- Lisistrata illustra al coro dei vecchi (in verità piuttosto rimbambiti) che sulla scena rappresentano i democratici: occorre liberare la città dal sudiciume di quanti si coalizzano per occupare cariche pubbliche; occorre tessere la reciproca benevolenza accogliendo meteci, coloni e debitori pubblici; è necessario riportare a casa i cleruchi che -spiega Canfora- erano i tutori dell’ordine ateniese nelle città che hanno dato problemi -Mitilene, Melo- o che possono darne (…); riportarli in Atene significa allentare la presa sull’impero. Insomma, stando alle parole di Lisistrata, è necessario rifondare lo Stato ateniese introducendo nuovi ordinamenti e ricomponendo il corpo civico; bisogna dare ad Atene una nuova veste sia sul piano della politica interna -per esempio superando l’angustia mentale degli Ateniesi e il paradosso di una democrazia per pochi, sia su quello della politica estera smilitarizzando l’impero: un programma eversivo significativamente in linea tanto con gli obiettivi dei golpisti che con le finalità di Sparta.


Aristofane è così poco apolitico ed è in realtà a tal punto schierato con la tradizione storico-patriottica dei kalokagathoi che -precisa Canfora-, attuando evidente operazione di revisionismo storico (operazione sempre strabica perché nobilita la propria parte politica mentre è lucidamente dissacrante per quel che riguarda la parte avversa- cfr, Cleofonte deve morire, pag. 157) per bocca di Lisistrata si produce nell’elogio degli Spartani i quali, lungi dal tramare per l'insaturazione della tirannide in Atene, -questo il sospetto dei vecchi democratici- al contrario sono meritevoli di riconoscenza eterna proprio per aver liberato Atene dalla tirannide molto tempo addietro (il riferimento è alla tirannide dei Pisistratidi): falsificazione storica che intenzionalmente ingigantisce l'intervento salvifico di Sparta in quel frangente.

Dopo aver lanciato l’allarme (“sento odore della tirannide di Ippia), i vecchi avevano subito additato gli Spartani come occulti promotori di una nuova tirannide in Atene.Agli Spartani, promotori occulti di una nuova tirannide, Lisistrata contrappone l’elogio degli Spartani liberatori dalla tirannide dei Pisistratidi. I vecchi democratici non si limitano alla diagnosi del pericolo imminente, ma si spronana per reagire ad esso; e lo fanno attingendo a piene mani alla retorica del tirannicidio liberatore…E poco dopo vi è persino la menzione di Lepsydrion e i vecchi si esaltano nel ricordo di quella battaglia -com’è noto perdente- evocata come momento positivo della liberazione dalla tirannide ad opera degli stessi Ateniesi. Lisistrata, invece pesantemente, afferma che gli Spartani da soli ci hanno liberati
Luciano Canfora, Cleofonte deve morire, pag. 158, edizione digitale Laterza, 2018
 
Insomma, non solo Aristofane non fu lontano dalla politica, ma se ne occupò -e anche con discreta faziosità- in ogni sua opera.


È dunque cecità quella di coloro i quali – abbagliati o anche scossi dall’elemento più appariscente e più scontato della trama- parlano, a proposito di Lisistrata, di commedia apolitica.


 
 
Fonti
Luciano Canfora, Cleofonte deve morire, edizione digitale, Laterza 2018

Videoconferenza di L. Canfora Tucidide e Aristofane, dal 411 al 404