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Montesquieu. Lettere persiane. L’Oriente come l’Occidente…


 

L’illuminista Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu,- o più semplicemente Montesquieu- (1689 –1755) è noto soprattutto per aver teorizzato la separazione dei poteri dello Stato, -esecutivo, legislativo e giudiziario-, che affidati a tre soggetti diversi fossero l’uno limite e controllo dell’altro.

Tra le sue opere – Lo spirito delle leggi, numerosi saggi come Considerazioni sulle cause della grandezza e della decadenza di Roma, Trattato generale sui doveri dell’uomo, Dialogo tra Silla ed Eucrate ecc- Lettere persiane è un trattato filosofico in forma di romanzo epistolare.
 
La trama
 
Desiderosi di conoscere il mondo, Usbek e Rica, due giovani viaggiatori persiani di alto rango, giungono in Europa e soggiornano a lungo nella Francia di Luigi XIV.  
Stupiti da ciò che vedono, dalle vacue mode parigine, da usi e costumi così lontani da quelli orientali, essi esprimono tutta la propria perplessità su quel bizzarro mondo occidentale nella corrispondenza epistolare che intrattengono con amici e parenti in Persia.

Rica e io siamo forse i primi Persiani che il desiderio di conoscenza abbaia spinto ad uscire dal proprio Paese, e che abbiano rinunciato alle piacevolezze di una vita tranquilla per andare faticosamente alla ricerca della saggezza. Siamo nati in un regno florido, ma non abbiamo mai ritenuto che i suoi confini coincidessero con quelli delle nostre conoscenze e che solo la luce d’Oriente dovesse illuminarci.

Lettera I, Usbek al suo amico Rustan a Ispahan

In risposta alla prima lettera di Usbek, l’amico Rustan gli scrive che tutti a Ispahan sono amareggiati per la sua partenza: con quale leggerezza di spirito abbia potuto separarsi dalla sua casa, dai suoi averi e dalle sue mogli tutti se lo domandano.

Quanto alle mogli, in effetti Usbek sembra avere qualche motivo di preoccupazione: gli è stato riferito che Zachi, una delle sue mogli, è stata vista in compagnia dell’eunuco bianco di nome Nadir. Cosa ci faceva con lui? Perché Zachi si è sottratta alla sorveglianza degli eunuchi neri cui era stata affidata e si è appartata con l’altro? Certo, gli eunuchi non sono veri uomini, tuttavia, anche se non avesse commesso infedeltà, quand’anche si fosse rifiutata di concedere le sue grazie ad altri che non al marito-padrone, come ha osato Zachi trasgredire al proprio dovere di moglie uscendo dall’isolamento? È solo grazie alla clausura, sacro costume orientale, che le donne preservano la propria virtù: Nadir sarà punito con la morte, sarà schiacciato come un insetto anche nel caso in cui, in un rigurgito di rispetto verso la donna, avesse abbassato lo sguardo resistendo alla tentazione di posarlo dove non doveva. La stessa Zachi rischia terribile punizione. (cfr, Lettera XIX, Usbck a sua moglie Zachi).

All’infelice Roxane, la sua preferita, Usbek invece scrive un’appassionata lettera in cui ricorda l’inizio burrascoso del loro amore: lei non voleva cedergli, decisa a difendere la propria verginità era giunta a minacciarlo con un coltello e capitolò solo dopo tre mesi. Da allora, mai una volta che non sia arrossita agli sguardi o alle carezze del legittimo marito. Fortunatamente la pudica Roxane vive ora al riparo dagli sguardi maschili, preservata nella virtù nella clausura del serraglio…
Quanto siete fortunata, Roxane….Vivete nel mio serraglio come nella dimora dell’innocenza, inaccessibile agli assalti di tutti gli uomini [...]
Se foste stata allevata in questo paese, non sareste stata così turbata. Le donne qui hanno perduto ogni ritegno; si presentano davanti agli uomini con il viso scoperto, come se esse stesse volessero sollecitare la propria disfatta; li cercano con lo sguardo, li vedono nelle chiese, nelle passeggiate, nelle loro stesse case…Se, Roxane, foste qui vi sentireste oltraggiata dalla spaventosa ignominia in cui è caduto il vostro sesso [...]
Lettera XXIV, Usbek a Roxane
 
Intanto i due giovani Usbek e Rica sono a Parigi da circa un mese.
Ci troviamo a Parigi da un mese [...]. Le case sono così alte che giureresti abitate solo da astrologi. Puoi ben immaginare quanto sia estremamente popolata una città costruita nell’aria, con sei o sette case una sull’altra e il bell’intasamento che si crea quando tutti scendono per strada. Forse non lo crederai, ma è un mese che sono qui e non ho ancora visto nessuno camminare. Non c’è gente al mondo che sfrutti meglio dei Francesi la propria macchina: corrono, volano. Le lente vetture asiatiche, il passo cadenzato dei nostri cammelli farebbero venir loro una sincope [...]. Non pensare che al momento io possa parlarti approfonditamente dei costumi e delle abitudini europei [...]. Il re di Francia è il sovrano più potente dell’Europa. Non ha miniere d’oro come il re di Spagna, ma ha più ricchezze di lui perché le ricava dalla vanità dei suoi sudditi, che è più inesauribile delle miniere. Lo si è visto intraprendere grandi guerre senza altri fondi che titoli nobiliari da vendere [...] Questo re, d’altronde, è un gran mago, esercita il suo potere sulle menti stesse dei suoi sudditi e li fa pensare come vuole lui [...]. Se deve condurre una guerra difficile e non ha denaro non deve far altro che mettere loro in testa che un pezzo di carta è denaro e quelli ci credono. Riesce persino a fr credere loro che, toccandoli, li guarisce da ogni sorta di malattie [...]. C’è un altro mago più forte di lui [...] Questo mago viene chiamato il Papa”: certe volte fa credere che tre sono uno, che il pane che si mangia non è pane, che il vino che si beve non è vino e mille altre cose del genere [...]
Il Papa è il capo dei cristiani. È un vecchio idolo… 
Lettere XXII, XXVII, Rica a Ibben
 
Strano Paese l’Europa: le donne circolano libere e deliberatamente provocano l’altro sesso; la religione è una sorta di strana magia che di uno fa tre; il Papa-mago, idolatrato da una folla di fedeli, è pronto a mandare al rogo chi si allontani ereticamente dall’ortodossia; gli edifici sono come alveari; la gente non cammina ma corre perché ha fretta; i re, dispotici e squattrinati, fanno guerre con i soldi dei sudditi; le persone hanno bizzarre abitudini come quella di riunirsi in qualche salotto per discutere di chissà che o di recarsi in un luogo chiamato teatrodove donne e uomini fingono gioia o dolore.
 
Rovesciando la prospettiva e osservandolo dal punto di vista opposto, strano Paese anche l’Oriente stando a quel che ne emerge dal carteggio tra i viaggiatori e i loro amici in Persia: le donne vivono recluse e devono obbedienza assoluta a mariti che non hanno scelto; i servi vivono nel terrore della punizione del padrone; gli eunuchi non-uomini subiscono frustate e dileggio e tutti insieme, padroni e servi, donne ed eunuchi devono piegarsi al potere superiore della tradizione, della morale o di dio.
 
Roxane invece non si piega, tradisce il marito, glielo confessa nella sua ultima lettera, quindi si toglie la vita.

Oriente come Occidente
 
Con amara ironia Montesquieu passa in rassegna usi e costumi di due mondi apparentemente lontanissimi -Oriente e Occidente-, per concludere che cambiano le forme, variano usi e costumi ma identica è la sostanza: il mondo intero è fondato sullo stesso inganno, sulla medesima arroganza di valori dati come assoluti in forza dei quali legittimare le peggiori aberrazioni, l’oppressione, il privilegio, la schiavitù, la guerra.
 
L’Occidente dunque non ha nulla da insegnare, ma nemmeno l’Orienteal contrario entrambi hanno molto da imparare in fatto di ragionevolezza, tolleranza, rispetto, libertà...
 
 
 
Sitografia. 
Lettere_persiane_1721.pdf, a cura di Domenico Felice e Riccardo Ciampi, Edizione A