Visualizzazione post con etichetta Povero Piero A Campanile. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Povero Piero A Campanile. Mostra tutti i post
Povero Piero (e poveri noi…). A. Campanile
Scardinando certezze, scavando sotto la
superficie di ogni cosa, l’umorismo – o sentimento del contrario-
è il sorriso amaro che si potrebbe definire del disincanto, poiché nasce dalla consapevolezza che la realtà è diversa da come appare e certamente più complessa.
Allo
stupore subentra inevitabilmente la commozione: il superstite, quand'anche anonimo conoscente, si sente
in dovere di esprimere tutto il dolore per quella perdita inaspettata versando
fiumi di lacrime e pronunciando frasi di encomio per chi non c’è più, persona
integerrima e sotto ogni profilo esemplare; intanto segretamente il vivo gioisce
per essere quello che dei due -magari meno esemplare ma più fortunato- è rimasto su questa
terra.
Teresa, la moglie di Piero, è perentoria: in camera da letto c’è disordine, si vergognerebbe a farci entrare qualcuno.
Tutti sono felici.
Quanto
al redivivo Piero è certo felicissimo di averla scampata, ma deve constatare
non solo che le sue volontà non sono state rispettate, tant’è che alla notizia
della sua morte la casa si è riempita di parenti, di amici e di
lacrime di circostanza, ma deve anche realizzare che è rimasto letteralmente in mutande,
poiché abiti, scarpe, effetti personali, insomma tutto quello che gli era
appartenuto in vita è stato distribuito con sorprendente solerzia -quasi come non si vedesse l'ora di disfarsene- tra
amici e conoscenti...
Il corteo funebre sfila in silenzio, le facce sono contrite come occorre che siano, ognuno versa giuste lacrime di commozione.
Iscriviti a:
Post (Atom)