Premessa
Dopo la fase del realismo, inaugurata da Il sentiero dei nidi di ragno (romanzo neorealista del 1947) e chiusa dal romanzo breve La giornata di uno scrutatore, Calvino approdò al genere fantastico con i tre romanzi Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959) che insieme confluirono nel 1960 nella raccolta I nostri antenati.
Il
barone rampante
Il romanzo narra la storia del barone Cosimo Piovasco di Rondò.
È Il giorno 15 luglio 1767 e Cosimo ha compiuto da poco i 12 anni d’età.
Nella
sala di villa d’Ombrosa, l’intera famiglia è riunita per il pranzo: Cosimo e il
fratello di 8 anni Biagio, che nella storia è la voce narrante; il padre Cosimo Barone
Arminio Piovasco di Rondò, che con la parrucca lunga sulle orecchie alla Luigi
XIV siede a capotavola; la madre Generalessa
Corradina di Rondò, fredda e austera; la dispettosa sorella Battista.
Il
pranzo si tracina noioso e simile a molti altri tra rimbrotti su come tenere le
posate, divieto di appoggiare i gomiti sul tavolo, ripicche tra i fratelli e castighi.
Tutto
prende una piega diversa quando Cosimo rifiuta di mangiare le lumache, bestiole
disgraziate che non meritano di essere sacrificate e che già in passato
Cosimo ha tentato di mettere in salvo liberandole dal barile custodito in
cantina.
A
nulla valgono le minacce del barone Arminio: Cosimo non intende mangiare le
lumache, piuttosto che piegarsi preferisce andar via per sempre.
Da
questo momento, Cosimo vivrà sugli alberi, passando da un'elce ad una quercia,
da un pino ad un olmo; non scenderà mai più in terra, non avrà più contatti con
la famiglia eccezion fatta per il fratello.
La
sua nuova vita è difficile all’inizio: sugli alberi Cosimo è esposto alle
intemperie, al vento e alla pioggia, ma impara a proteggersi dal freddo cucendo
indumenti con le pelli degli animali, trova di che sfamarsi mangiando quel che
caccia o ciò che gli passa qualche contadino in cambio di frutta e ortaggi; riesce
persino a procurarsi latte fresco ogni giorno facendosi amica una capra.
Sia
pure dall’alto di un albero, Cosimo fa esperienza della vita e dell’amore: s’innamora
di Viola fin dal momento in cui la vede per la prima volta, quando ancora
bambina si dondola su un’altalena legata all’albero; quando Viola parte per il
collegio e più tardi sposerà un nobile inglese, Cosimo vive la rabbia e il
dolore dell’abbandono.
Passano
gli anni e il mondo cambia: in Francia l’illuminismo mette in discussione i
vecchi valori; la Rivoluzione sovverte la società; l'avvento di Napoleone sconvolge gli equilibri internazionali.
Sia
pure nella sua separatezza dal mondo, Cosimo da autodidatta continua a
leggere e ad istruirsi, partecipa attivamente al dibattito politico-culturale
dell’epoca (che nel romanzo copre l’arco di tempo tra l’illuminismo e la Restaurazione), intrattiene corrispondenza epistolare con i grandi filosofi del tempo.
La sua fama di filosofo che vive sugli alberi va oltre i confini di Ombrosa e incuriosisce l'intera Francia; ne è colpito persino Napoleone Bonaparte, che all'indomani dell’incoronazione manifesta il desiderio di conoscere Cosimo e si reca appositamente ad Ombrosa per incontrarlo.
Quando
ormai vecchio, Cosimo si ammala, Biagio e gli abitanti di Ombrosa gli danno
assistenza come possono: gli procurano coperte, una poltrona che, ben legata ai
rami, gli permetta di riposare comodamente, lo fanno visitare da un medico che
a fatica sale sull’albero.
Le
condizioni di Cosimo peggiorano.
Un giorno, quasi agonizzante, si posiziona sulla cima dell’albero.
Una
mongolfiera perde il controllo per il forte vento e si abbassa fino a
sfiorare l’albero. Spiccando un balzo degno di un acrobata, Cosimo si aggrappa ad
una fune del pallone e sparisce nel cielo.
Nella
tomba di famiglia c’è una stele che lo ricorda con scritto: «Cosimo Piovasco di
Rondò –Visse sugli alberi - Amò sempre la terra - Salì in cielo.
La scelta del genere fantastico
L’approdo alla narrativa fantastica de I nostri antenati fu scelta non apprezzata negli ambienti degli intellettuali di sinistra: Calvino venne accusato di preferire l’evasione all’impegno, la fuga dal reale nei mondi fantastici di una letteratura di consumo.
La
contraddizione tra il primo e il secondo Calvino è in realtà più che apparente
che reale, come egli stesso ebbe a dire in diverse occasioni. A leggere Sono
nato in America e Sei proposte per il prossimo millennio, se ne
ricava l’idea di un genere fantastico non inferiore al realistico quanto
a capacità di rappresentare il reale, sia pure trasfigurato
favolisticamente e raccontato con leggerezza.
La
ribellione di Cosimo ...alter ego di Calvino
In
un atto di ribellione fanciullesca contro l’autorità paterna, Cosimo decide di
far parte per se stesso e va a vivere sugli alberi lontano da tutto e tutti, scelta
alla quale rimarrà fedele per tutta la vita.
La
sua, tuttavia, non è una fuga dalla realtà perché, sia pure dall’alto di un albero,
s’informa leggendo libri che gli procura il fratello, scrive ai filosofi
illuministi per averne consigli, ha coscienza del reale e agisce su di esso, giungendo
persino a stilare uno statuto di una società ideale che viva sugli alberi.
Nell'estratto che segue, Biagio incontra Voltaire. I due riflettono sulla scelta di Cosimo e ne comprendono il senso.
Fui
a Parigi proprio in tempo per vedere le trionfali accoglienze tributate a
Voltaire che vi tornava dopo molti anni per la rappresentazione d’una sua
tragedia. Ma queste non sono le memorie della mia vita…volevo solo dire come in
tutto questo viaggio fui colpito dalla fama che s’era sparsa dell’uomo rampante
d’Ombrosa…Perfino su di un almanacco vidi una figura con sotto scritto “L’homme
sauvage d’Ombreuse…Vit seulement sur les arbres” 1. L’avevano
rappresentato come un essere tutto ricoperto di lanugine, con una lunga barba
ed una lunga coda….
Di
fronte a fantasie di questo genere, di solito mi guardavo bene dal rivelare che
l’uomo selvatico era mio fratello. Ma lo proclamai ben forte quando a Parigi
fui invitato a un ricevimento in onore di Voltaire.Il vecchi filosofo se ne
stava su una poltrona….Quando seppe che venivo da Ombrosa, m’apostrofò:
-C’est
chez vous, mon cher Chevalier, qu’il y a ce fameux philosophe qui vit sur les
arbres comme une singe?
E
io, lusingato…
-C’est
mon frère…
Voltaire
si mise a farmi domande come:
-Mais
c’est pour s’approcher du ciel que votre
frère reste là-haut?
-Mio
fratello sostiene…che chi vuole guardare bene la terra, deve tenersi alla
distanza necessaria…
-Jadis,
c’était seulement la Nature qui créait des phenomènes vivants…maintenant c’est
la Raison.
-C’est chez vous, mon cher Chevalier, qu’il y a ce fameux philosophe qui vit sur les arbres comme une singe?
E io, lusingato…
-C’est mon frère…
Voltaire si mise a farmi domande come:
-Mio fratello sostiene…che chi vuole guardare bene la terra, deve tenersi alla distanza necessaria…
Colpito che Biagio provenga da Ombrosa, Voltaire gli chiede del famoso filosofo che vive sugli alberi come una scimmia e Biagio risponde che quell’uomo è suo fratello Cosimo: egli ha scelto di vivere là in alto non per esser più vicino al cielo ma, al contrario, perché alla giusta distanza riesce a vedere meglio la terra.
Letta alla luce di questa frase, la distanza che Cosimo frappone tra sé e il mondo, non è fuga dal reale, cui anzi egli partecipa attivamente, come si è detto fin qui; è invece rivendicazione di libertà, difesa coerente della propria individualità contro ogni forma di omologazione e/o autoritarismo.