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U. Saba |
Ogni epoca ha la sua malattia, alla quale risponde un'altra (ma è probabilmente la stessa) nel campo morale. L'Ottocento ebbe la tubercolosi e gli sdilinquimenti sentimentali; il Novecento ha il cancro e il fascismo. Tutto il processo del fascismo – manifestarsi della sua vera natura quando è già tardi per un efficace intervento chirurgico; sua impossibilità di morire se non assieme alla vittima alla quale si è abbarbicato; tendenza a riprodursi in luoghi lontani dalla sua prima sede; disperate sofferenze che genera in quelli che ne sono colpiti; guasti profondi che si rivelano all'esame necroscopico dei corpi (o paesi) sui quali abbia totalitariamente imperato – tutto, dico, il suo processo ha sorprendenti somiglianze con quello del cancro. Ma in un'altra cosa gli assomiglia ancora. Nessuno ignora oggi che la tubercolosi è, molte volte, uno dei mezzi che i giovani impiegano per suicidarsi. Azzardo l'ipotesi che il cancro (malattia degli anziani) abbia le sue radici psichiche in un tentativo sbagliato dell'organismo per ringiovanire. La formazione di un neoplasma potrebbe significare il desiderio di rifarsi un nuovo organo, p. es. un nuovo stomaco. (Ho comunicata questa mia ipotesi ad alcuni medici intelligenti, i quali ne hanno tutt'altro che riso). Ebbene: che cosa è stata in fondo l'adesione al fascismo – in Italia e altrove – se non un tentativo sbagliato della borghesia di rifarsi una vita nuova, di ringiovanire? Troppo tardi si è accorta poi dell'errore; e allora... non c'era più rimedio; la buona cosa, la cosa provvidenziale, che si presentava apportatrice di un «ordine nuovo» recava invece inumane sofferenze; e, a più o meno lunga scadenza, la morte.
U. Saba, Scorciatoie e raccontini
Ad ogni malattia organica corrisponde una malattia morale: se l'Ottocento è stato il secolo della tubercolosi da una parte e di certo melenso romanticismo dall'altra, il Novecento ha avuto la sua malattia del secolo nel cancro e, corrispettivamente, nel Fascismo.
Come un cancro, gli effetti del Fascismo si sono manifestati troppo tardi perché fosse possibile qualunque intervento chirurgico: così che, generando metastasi lontane dalla sede d’origine, il cancro-Fascismo ha lentamente invaso ogni fibra, ogni cellula dell'organismo sociale e ha procurato sofferenze atroci.
Ma Saba non si ferma qui, il suo bisogno di
capire fino in fondo e di fare chiarezza lo spinge ad
ipotizzare -ricorrendo ancora una volta alla psicanalisi- una possibile origine
psichica tanto del cancro -quindi della malattia in senso stretto- che del
Fascismo.
Egli così arriva ad immaginare che il cancro, malattia che come molte altre solitamente colpisce gli anziani, origini dal desiderio inconscio di
ringiovanire e di avere organi nuovi: è possibile che proprio questo desiderio inneschi quel processo di proliferazione incontrollata delle cellule che appunto è il cancro.
Allo stesso modo, il Fascismo ha avuto origine dal desiderio della borghesia di tornare giovane e forte grazie ad un nuovo ordine/assetto politico-culturale.
Un errore costato carissimo.
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