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Della Casa. Galateo e... buona educazione

 

Fiorentino di nascita, Giovanni Della Casa (1503-1556) fu vescovo e nunzio apostolico a partire dal 1544, rappresentante dell’Inquisizione romana, segretario di Papa Paolo IV per conto del quale svolse importanti missioni diplomatiche, ma soprattutto fu uomo di lettere e autore del Galateo, opera il cui titolo è tuttora di uso comune per indicare le buone maniere.


Nel trattato, scritto intorno al 1550, Della Casa, che parla in prima persona, finge di dover ammaestrare un giovane su come vivere in società, su cosa va fatto e cosa va evitato quando si è in pubblico, su cosa va detto e cosa va taciuto, su come occorre vestire o come è opportuno essere pettinati: un vademecum per giovani beneducati affinché non passino per rozzi bifolchi.
 
(...Per che non si dèe dire né fare cosa per la quale altri dia segno di poco amare o di poco apprezzar coloro co’ quali si dimora. Laonde poco gentil costume pare che sia quello che molti sogliono usare, cioè di volentieri dormirsi colà dove onesta brigata si segga e ragioni, perciò che, così facendo, dimostrano che poco gli apprezzino e poco lor caglia di loro e de’ loro ragionamenti, sanza che chi dorme, massimamente stando a disagio, come a coloro convien fare, suole il più delle volte fare alcun atto spiacevole ad udire o a vedere: e bene spesso questi cotali si risentono sudati e bavosi. E per questa cagione medesima il drizzarsi ove gli altri seggano e favellino e passeggiar per la camera pare noiosa usanza. Sono ancora di quelli che così si dimenano e scontorconsi e prostendonsi e sbadigliano, rivolgendosi ora in su l’un lato et ora in su l’altro, che pare che li pigli la febre in quell’ora: segno evidente che quella brigata con cui sono rincresce loro. Male fanno similmente coloro che ad ora ad ora si traggono una lettera della scarsella e la leggono (...Oltre a ciò, non si vuol l’uom recare in guisa che egli mostri le spalle altrui, né tenere alto l’una gamba sì che quelle parti che i vestimenti ricuoprono si possano vedere: perciò che cotali atti non si soglion fare, se non tra quelle persone che l’uom non riverisce. Vero è che se un signor ciò facesse dinanzi ad alcuno de’ suoi famigliari, o ancora in presenza d’un amico di minor conditione di lui, mostrerebbe non superbia, ma amore e dimestichezza. Dèe l’uomo recarsi sopra di sé e non appoggiarsi né aggravarsi addosso altrui; e, quando favella, non dèe punzecchiare altrui col gomito, come molti soglion fare ad ogni parola, dicendo: -Non dissi io vero?- -Eh, voi?- -Eh, messer tale?- (e tuttavia vi frugano col gomito).

Galateo, libro VI


Della Casa si produce in un nutrito elenco di comportamenti da evitare in pubblico: ovviamente bisogna evitare di addormentarsi, sarebbe irrispettoso nei confronti dell’onesta brigata, specie se dormendo si tende a sbavare; è proibito alzarsi e passeggiare su e giù per la stanza mentre tutti gli altri sono seduti; non bisogna dimenarsi inutilmente ma sedere composti; è caldamente raccomandato di non accavallare le gambe in modo da non lasciare intravvedere ciò che i vestimenti ricopruono; occorre evitare la manicure; vietato darsi alla lettura, non esiste peggiore mancanza di rispetto; è decisamente inopportuno dar di gomito al proprio vicino come a dire “Hai visto? Che ti dicevo? Avevo ragione o no?”.
 
Ben vestito dèe andar ciascuno, secondo sua conditione e secondo sua età, perciò che, altrimenti facendo, pare che egli sprezzi la gente: e perciò solevano i cittadini di Padova prendersi ad onta quando alcun gentiluomo vinitiano andava per la loro città in saio, quasi gli fosse aviso di essere in contado. E non solamente vogliono i vestimenti essere di fini panni, ma si dèe l’uomo sforzare di ritrarsi più che può al costume degli altri cittadini, e lasciarsi volgere alle usanze; come che forse meno commode o meno leggiadre che le antiche per aventura non erano, o non gli parevano a lui. E se tutta la tua città averà tonduti i capelli, non si vuol portar la zazzera, o, dove gli altri cittadini siano con la barba, tagliarlati tu: perciò che questo è un contradire agli altri, la qual cosa (cioè il contradire nel costumar con le persone) non si dèe fare, se non in caso di necessità (...

 Galateo, libro VII

  
Occorre vestire in modo decoroso e adeguato all’età e alla condizione sociale, ma soprattutto è necessario conformarsi agli usi e ai costumi degli altri: se costume comune è di avere la barba lunga, il giovane beneducato l’avrà lunga; se vige l’usanza dei capelli corti, il giovane li terrà corti; se gli altri indossano una sopravveste -guarnaccia- lunga fino alla cintura, non è opportuno trasgredire indossando palandrane lunghe fino al tallone, perché non è da opporsi alle usanze comuni in questi cotali fatti, ma da secondarle mezzanamente.
 
Letto nel XXI secolo, il Galateo fa sorridere e certo è difficilmente condivisibile nel richiamo al conformismo, totale negazione della libertà dell’individuo che per non dispiacere agli altri deve omologarsi, vestendo, parlando o, ancor peggio, pensando come fanno gli altri. 
Tuttavia, nella sostanza il Galateo è meno anacronistico di quello che sembra: la buona educazione, se per buona educazione s’intende il rispetto per gli altri e non solo l’affettazione ridicola delle buone maniere o il formalismo dell’etichetta, non è una moda d’altri tempi e quanto a maleducazione non ci facciamo mancare nulla nel XXI secolo.


Che dire dell’abitudine invalsa tra gli automobilisti di ogni latitudine e di qualsiasi età che al semaforo, allo scattare del verde, ritengono di dover sollecitare a fragorosi colpi di clacson il malcapitato che li precede nella coda?  

Non è maleducato il comportamento di chi al supermercato parcheggia momentaneamente presso la cassa il proprio carrello già stracolmo della spesa perché, assicurando che farà in fretta ma di fatto impiegandoci 10 minuti buoni, deve correre a prendere il latte che ha dimenticato? E cosa diciamo di chi, piroettando con l’auto occupa il parcheggio che si è appena reso disponibile portandolo via sotto il naso all’educato signore o alla timida neopatentata in paziente attesa da 15 minuti? 

Come evitare di aggiungere alla lista l’abitudine di smanettare con il cellulare in ogni momento e in qualunque occasione: a pranzo con la famiglia, a cena con gli amici, nel corso di un tête-à-tête con il partener, durante una riunione di lavoro, a scuola, persino in chiesa o tra i banchi del Parlamento? 

Maleducato è poi chi interrompe l’altro parlandogli addosso e urlando più forte, cosa frequentissima ovunque, ma tanto più antipatica e inopportuna quando accade tra chi, per definizione, dovrebbe essere esempio di buona educazione: politici di qualunque colore/schieramento o intellettuali che s’azzuffano come galli in un pollaio, offrendo spettacolo indecoroso.


Della Casa inorridirebbe...