Letteratura

J. Locke. Lettera sulla tolleranza


 

Il concetto di tolleranza, parola derivata dal verbo latino tollere che indica l’azione del portare, del farsi carico di un peso, si diffuse paradossalmente quando, tra il XVI e il XVII secolo, spaccata l’unità religiosa per effetto della Riforma di M. Lutero, iniziarono le fratricide guerre di religione: la tolleranza come sopportazione, pacifica accettazione dell’altro ma con riserva, in quanto fondata sull’implicita/tacita convinzione che il tollerante fosse superiore al tollerato, divenne così esigenza di molti.
 
Uno dei primi provvedimenti a favore della tolleranza religiosa -sia pure solo nel senso in cui è stata definita fin qui- fu l’Editto di Nantes che, emanato nel 1598 in Francia da Enrico IV, riconosceva libertà di culto sia ai protestanti che ai cattolici nella speranza che smettessero di massacrarsi gli uni con gli altri e imparassero appunto a sopportarsi.
 
Fu solo a partire dalla riflessione di J. Locke -e di Spinoza- che il termine e il concetto di tolleranza virarono verso una più nobile accezione, diventando condizione etico-politica necessaria per garantire una convivenza basata sul rispetto reciproco e sulla pari dignità di tutte le religioni
 

Locke. Lettera sulla tolleranza


Scritta nel 1685 in latino, Lettera sulla tolleranza analizza le condizioni in grado di garantire la pacifica convivenza tra confessioni diverse. Prima condicio sine qua non è la divisone dei poteri tra Stato e Chiesa.
 
Lo stato mi sembra essere nient’altro che una società di uomini costituita al fine di procurare, conservare e promuovere gli interessi civili. Per interessi civili intendo la vita, la libertà, la salute e l’assenza di dolore fisico, il possesso delle cose esteriori, quali soldi, terre, case, mobili e simili. E’ dovere del magistrato, per mezzo dell’esecuzione imparziale di leggi uguali, assicurare al popolo in generale e a ogni suddito in particolare, il giusto possesso delle cose che appartengono a questa vita. Se qualcuno crede di violare le leggi della giustizia e dell’equità pubblica, stabilite per la salvaguardia di queste cose, la sua arroganza deve essere frenata dalla paura della punizione, che consiste nella privazione o diminuzione di quegli interessi civili, o di quei beni, di cui altrimenti egli potrebbe e dovrebbe godere…
J. Locke, Lettera sulla tolleranza
 

Lo Stato ha il compito di promuovere e tutelare la vita, la libertà, la salute e la proprietà dei singoli per mezzo di leggi giuste e imparziali; esso ha inoltre il dovere di punire chiunque attenti ai diritti altrui o disattenda alle leggi. 

In nessun caso lo Stato può intervenire in questioni di natura religiosa, perché la religione è questione che attiene alla sfera privata in cui ciascuno è libero e pienamente sovrano.
 
Consideriamo ora cos'è una chiesa. Considero, dunque, una chiesa una società volontaria di uomini, riuniti insieme di loro accordo al fine di esercitare il culto pubblico di Dio, nel modo che ritengono essergli gradito, ed efficace per la salvezza delle loro anime.  Dico che è una società libera e volontaria: nessuno è nato membro di una chiesa; altrimenti la religione dei genitori passerebbe ai figli per diritto d'eredità come i loro beni temporali, e ognuno possiederebbe la propria religione in base allo stesso diritto di proprietà in base al quale possiede le proprie terre; e niente si può immaginare di più assurdo di questo. Così dunque sta la faccenda: nessun uomo per natura è legato a una particolare chiesa o setta, ma ognuno si unisce volontariamente a quella società nella quale crede di aver trovato quella fede e quel culto che è veramente accetto a Dio. La speranza della salvezza com'è l'unico motivo del suo entrare in quella comunione […]
Tale società non dovrebbe occuparsi di nulla che riguardi il possesso di beni civili e terreni. Non deve fare uso della forza, in nessun caso: la forza, infatti, spetta esclusivamente al magistrato civile e il possesso di tutti i beni esteriori è soggetto alla sua giurisdizione.
Mi si potrebbe chiedere: di quali mezzi deve, dunque, servirsi il governo ecclesiastico, se deve essere privo di qualsiasi potere coercitivo? Rispondo deve reggersi su mezzi convenienti alla natura di cose per le quali la professione e l'osservanza esteriore, se non procede da una convinzione interiore e dall'assenso della mente, è inutile e vana. Le armi con cui i membri di questa società devono essere tenuti ligi al loro dovere sono le esortazioni, le ammonizioni e i consigli.
J. Locke, Lettera sulla tolleranza

La Chiesa è una libera associazione di uomini che vi aderiscono spontaneamente e senza alcuna costrizione, ciascuno scegliendo la confessione religiosa che meglio soddisfa le sue aspettative circa la salvezza dell’anima. La Chiesa/le Chiese non possono servirsi della forza per ricondurre sulla retta via chi se ne allontana, né è ad esse consentito violare i diritti civili della persona e privarla per motivi religiosi della libertà o del patrimonio
: agire così creerebbe condizioni di instabilità e scontento tali da favorire l’odio e compromettere la pace.

 
A ognuno spetta la cura della propria anima e deve essergli lasciata. Che cosa accade se dimentica la cura della propria anima? Rispondo: cosa accade se dimentica la cura della sua salute, del suo patrimonio, cose queste che, più dell'altra, sono strettamente legate al governo del magistrato? Forse che il magistrato stabilirà con una legge esplicita che non si deve diventare ricchi o poveri? Le leggi provvedono, per quanto possibile, a far sì che i beni e la salute dei sudditi non siano danneggiati dalla frode o dalla violenza di altri; non li proteggono contro la loro negligenza […]. Supponiamo, tuttavia, che un principe fosse desideroso di costringere i suoi sudditi ad accumulare ricchezza o a preservare la salute e la forza dei loro corpi. Si deve forse fissare per legge che devono consultare solo medici romani, e che tutti sono costretti a vivere secondo le loro prescrizioni?
[…]
Si potrebbe dire, tuttavia, che mille sono le strade per fare ricchezza, ma una sola è la via che conduce al paradiso. Ben detto […].Ma, se con estremo vigore sono in marcia in quella direzione che, secondo la geografia sacra, porta diritti a Gerusalemme; perché sono picchiato e maltrattato? Forse perché non indosso i calzari? Perché i miei capelli non hanno il giusto taglio, o, forse, perché non li ho lavati secondo la moda? Perché durante il cammino mangio carne o qualche altro cibo che conviene al mio stomaco? Perché evito certi sentieri che mi sembra portino tra i rovi e in prossimità di precipizi? Perché tra i sentieri che vanno in quella stessa direzione, scelgo per camminare quello che mi sembra più pulito e sicuro? […] O, forse, perché seguo la guida che è, o non è, vestita di bianco, e incoronata con una mitra? Certo, se consideriamo la cosa correttamente, si vede che per lo più si tratta di cose così frivole che per la maggior parte, senza alcun pregiudizio per la religione o per la salvezza delle anime, se non accompagnate dalla superstizione o dall'ipocrisia, possono essere osservate o omesse. Dico che tali sono cose come queste che alimentano inimicizie implacabili tra i fratelli cristiani, che tutti concordano sulla parte essenziale e veramente fondamentale della religione.
J. Locke, Lettera sulla tolleranza
 
Come lo Stato non può intervenire sulle libere scelte dei singoli obbligandoli per legge ad aver cura di sé, della propria salute o del patrimonio, costringendoli ad arricchirsi o a curarsi se malati, allo stesso modo la Chiesa non può costringere l’individuo a perseguire la salvezza dell’anima se questa non è tra i suoi obiettivi.

Inoltre, poiché il fine della religione è di garantire la salvezza dell’anima, argomenta Locke, ha forse importanza il sentiero (la confessione religiosa) che si decide di intraprendere per giungere alla meta se tutti i sentieri (tutte le confessioni) confluiscono nello stesso punto d’arrivo?

Ha senso il modo in cui si procede verso la meta, se a piedi nudi o no, mangiando carne o altro? È giusto discriminare, picchiare o maltrattare chi intraprende la via della salvezza al seguito di una guida che non sia vestita di bianco o incoronata dalla mitra e si riconosca in simboli/riti differenti da quelli di altre religioni? 

È evidente che per lo più si tratta di cose così frivole che possono essere osservate o omesse perché  in nulla incidono sulla salvezza delle anime, per niente scalfiscono le Fede, ma certamente alimentano inimicizia e odio tra i fratelli cristiani.


Insomma, come lo Stato ha a cuore la salute e il benessere del singolo ma non può imporgli la medicina ritenuta giusta scegliendola tra mille tutte ugualmente efficaci, così le chiese devono astenersi dalla coercizione sia sul singolo individuo che l'una nei confronti dell'altra, perché libertà, pace, equità e amicizia devono sempre essere osservate dalle singole chiese, senza pretese di superiorità o di giurisdizione l'una sull'altra (cfr).







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