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Meriggiare pallido e assorto, Montale. ANALISI


Meriggiare pallido e assorto, breve analisi


Meriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d’orto,

ascoltare tra i pruni e gli sterpi

schiocchi di merli, frusci di serpi.

 

Nelle crepe del suolo o su la veccia

spiar le file di rosse formiche

ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano

a sommo di minuscole biche

 

Osservare tra frondi il palpitare

lontano di scaglie di mare

mentre si levano tremuli scricchi

di cicale dai calvi picchi.

 

E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com’è tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.


Nell’opprimente calura di un pomeriggio estivo, qualcuno (forse l’io lirico del poeta, ma non è chiaro poiché i verbi sono all’infinito) si trova al di qua di un muro di cinta arroventato dal sole: la natura sembra priva di vita, quasi pietrificata nel silenzio e nell’immobilità, solo pochi rumori (il verso stridulo delle cicale e il fruscio delle serpi) e pochi movimenti (il caotico affaccendarsi delle formiche nelle crepe del terreno riarso, il ritmico succedersi delle onde di un mare lontano).

Nell’ultima strofa, muovendosi lungo il muro in un sole abbagliante, l’io lirico avverte con stupefatta malinconia che la vita stessa è come camminare lungo un muro coperto alla sommità da cocci di bottiglia.

Il testo, metricamente composto da due quartine di endecasillabi ad eccezione dell’ultimo verso che è un doppio settenario, è ricco di figure retoriche come onomatopee (scricchi, fruscio, schiocchi) alliterazioni (come in pResso un Rovente muRo d’oRto) o l’ossimoro triste meraviglia

 
I correlativi oggettivi
 

Tuttavia, come sempre nella poesia di Montale, il correlativo oggettivo è la chiave che consente di accedere al tema e al senso del testo.

 

In Meriggiare pallido e assorto i correlativi oggettivi più significativi sono:


il muroche facilmente richiama alla mente l’idea di isolamento e di chiusura; 


alla sommità di quel muro, i cocci di bottiglia, a rendere l’idea dell' invalicabilità del muro stesso, quindi dell’impossibilità di uscire da una realtà percepita come opprimente;

 

le scaglie del mare in lontananza, che rinviano all’idea di irraggiungibilità di un approdo, di qualcosa che salvi e dia un senso; 

 

le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano: gli insetti per le loro dimensioni minuscole suggeriscono l'idea della piccolezza -dell'uomo- e della fragilità; le formiche, tuttavia, si muovono in file disordinate, in un procedere caotico privo di direzione certa. Disorientamento -spaesamento: un concetto ricorrente nell'opera di Montale, basti pensare a La casa dei doganieri, dove la stessa idea è espressa attraverso il correlativo oggettivo della bussola che va impazzita.

 

Colti e sommati i correlativi oggettivi, il componimento ci restituisce l’idea di una condizione esistenziale di opprimente desolazione, il fulcro del pessimismo di Montale: l’uomo, come l’io lirico al di qua della muraglia, è bloccato nel non-senso della vita; in un inutile girare a vuoto privo di meta, egli è alla ricerca di una via di scampo (il varco di cui si parlerà ne Le occasioni),  verso qualcosa che conferisca senso alla vita, ma che non gli è dato trovare.