Letteratura

Il Futurismo. Testi e analisi

 

Introduzione

Il periodo compreso tra la fine dell’800 e i primi anni del 900 vide trasformazioni straordinarie. La Seconda rivoluzione industriale e la conseguente rivoluzione nei trasporti (le prime automobili, i primi voli in aeroplano), invenzioni rivoluzionarie come il cinematografo, il telegrafo, l’elettricità: tutto questo incise sulla società modificandola radicalmente e contribuì a creare quel clima di entusiasmo per il nuovo che avanzava che è alla base del Futurismo

 


Movimento artistico-culturale complesso e variegato, il Futurismo nasce ufficialmente il 20 febbraio 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) pubblica il Manifesto del Futurismo sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro.


Il Manifesto è il documento ideologico/ programmatico del futurismo: in 11 punti sono indicate tutte le caratteristiche del movimento:


l. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile....
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo...
5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v’è più bellezza, se non nella lotta... La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!.....
9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertarî, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne, canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche, le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano, le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi..
È dall’Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il «Futurismo», perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologhi, di ciceronie d’antiquarii.
Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagl’innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri innumerevoli. 

Musei: cimiteri!

[…]

E vengano dunque, gli allegri incendiarii dalle dita carbonizzate! Eccoli!  Eccoli!... Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!... Sviate il corso dei canali, per inondare i musei!... Oh, la gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!... Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite, demolite senza pietà le città venerate!

 

Da Manifesto del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti 


Antipassatismo, questa la parola chiave: i futuristi sentono di avere la missione di liberare il mondo, l’arte, il costume dal vecchiume della tradizione. Nel loro furore iconoclasta non risparmiano musei, biblioteche e accademie, altrettanti cimiteri di qualcosa che è morto per sempre: messo di fronte alla scelta se buttar giù dalla torre l'automobile da corsa o la Gioconda di Leonardo, il futurista non esiterebbe un attimo e la Gioconda avrebbe la peggio.  

 

Al romanticismo da femminucce i Futuristi -orgogliosamente misogini- oppongono la virile aggressività; all’inerzia della contemplazione oppongono il dinamismo e la velocità; al pacifismo rispondono esaltando il conflitto/la lotta come espressione di forza vitale. Infine, c'è l’acceso bellicismo, quell’idea di guerra come igiene del mondo, come purificatore bagno di sangue che non possiamo non trovare aberrante e che alimentò l’interventismo alla vigilia della Grande guerra.


Sulla guerra come trionfo della libertà degli istinti dall'oppressione ipocrita della morale, il seguente testo è illuminante: si tratta di Guerra, di Corrado Govoni.


…Non è l’amore della famiglia della giustizia della civiltà che ci spinge all’eccidio ed al massacro ma il nostro oscuro istinto di conquista e di rapina e di stupenda ribellione contro tutte le false leggi della società, stato, religione: menzogne, menzogne, maschere, maschere; perché solo la voracità l’insaziabilità sono le vere forze vive della creazione della vita...Saccheggia, stupra, ammazza, massacra, stupra, incendia, rovina, devasta, sconquassa, strazia! […]Puoi compiere tutte le vendette, soddisfare ogni tua cupidigia. Nessuno ti farà nessuna proibizione. Se vuoi entrare in una chiesa a fracassar col calcio del fucile il ceffo muffido di qualche crocefisso, nessuno griderà:– Sacrilego!

 

L'autore esalta la guerra come occasione in cui poter dare libero sfogo ad istinti che la società impone di tenere a freno: ammazzare, stuprare, devastare, tutto è lecito in guerra.


L'esigenza di un rinnovamento totale


Al Manifesto di Marinetti ne seguirono altri, tutti pubblicati tra il 1910 e il 1914: il Manifesto dei pittori Futuristi e il Manifesto della Scultura Futurista, documenti programmatici cui si rifecero artisti come Umberto Boccioni, Giacomo Balla e altri, nelle cui opere il soggetto è visto simultaneamente in più prospettive così da rendere l’idea del dinamismo; infine il Manifesto dei Musicisti Futuristi.
 

U. Boccioni, La città che sale


Il Futurismo si espresse praticamente su tutto, giungendo a proporre una nuova moda coloratissima e anticonformista, persino una cucina innovativa, che superando la tradizionale italianissima pastasciutta, si arricchisse di pietanze esotiche e/o estrosi abbinamenti di ingredienti improbabili, in un tripudio di sapori e profumi contrastanti.


I Manifesti futuristi propriamente letterari furono Uccidiamo il chiaro di lunaDistruzione della sintassi, Immaginazione senza fili e le Parole in libertà


Anche in questo caso, l’idea di partenza era la necessità di innovare la poesia attraverso forme e stili che chiudessero definitivamente con il passato e la tradizione.
 

Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare
spazio con un accordo tam-tuuumb
ammutinamento di 500 echi per azzannarlo
sminuzzarlo sparpagliarlo all’infinito
nel centro di quei tam-tuuumb
spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)
balzare scoppi tagli pugni batterie tiro
rapido violenza ferocia regolarita questo
basso grave scandere gli strani folli agita-
tissimi acuti della battaglia furia affanno
orecchie          occhi
narici              aperti             attenti
forza che gioia vedere udire fiutare tutto
tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare
a perdifiato sotto morsi shiafffffi traak-traak
frustate     pic-pac-pum-tumb   bizzzzarrie
salti altezza 200 m. della fucileria
Giù giù in fondo all’orchestra stagni
diguazzare                   buoi    buffali
pungoli carri pluff plaff               impen
narsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack
ilari nitriti iiiiiii… scalpiccii   tintinnii      
battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac
[ LENTO DUE TEMPI ] Sciumi Maritza
o Karvavena croooc-craaac grida degli
ufficiali sbataccccchiare come piatttti d’otttttone
pan di qua paack di là cing buuum
cing ciak [ PRESTO ] ciaciaciaciaciaak
su giù là là intorno in alto attenzione
sulla testa ciaack bello           Vampe
vampe
vampe                     vampe
vampe                      vampe
vampe         ribalta dei forti die-
vampe
vampe

F. T. Marinetti, Bombardamento, da Zang Tumb Tumb 

 


Il testo riportato è un breve estratto di Zang tumb tumb che Marinetti compose per descrivere-raccontare la Battaglia di Adrianopoli e il bombardamento che la città subì per mano dei Bulgari nel 1912.


L’assenza di regole sintattico-grammaticali nel testo, che pertanto si presenta come un insieme caotico di parole in libertà; il mescolarsi di suoni (si noti l’abbondanza di onomatopee), colori e immagini in movimento;  il ritmo reso incalzante dall’assenza di punteggiatura e/o connettivi; l’uso di verbi al participio o all’infinito; infine l’uso di una parola che, isolata nello spazio-pagina o scritta in maiuscolo diventa graficamente funzionale al contenuto, enfatizzando un concetto o una particolare situazione: tutte queste caratteristiche fanno di Zang tumb tumb l’esempio più eloquente (ma non l’unico) di paroliberismo futurista.


Eredità del Futurismo?

Il Futurismo, con le sue luci e al di là delle sue tante ombre, ha costituito una sperimentazione artistico-culturale destinata a lasciare traccia di sé molto a lungo…


Pensiamo, alla Pop Art americana, alla velocità pittorica di Schifano e al dandismo di massa di Warhol, all' eclatanza iconografica di Cattelan, alla multimedialità di Kentridge, ai video di Bill Viola, all' energia dei materiali nell' Arte povera con la sua discesa dalla parete e l' occupazione dello spazio quotidiano, ai linguaggi pittorici figurativi di Chia e a quelli astratti di Nicola De Maria nella Transavanguardia, alla musica concreta, elettronica e a quella di Cage, agli ologrammi di Bruce Nauman, all' happening e alle azioni di Fluxus, a Dan Flavin, a Frank Gehry. E che dire della pubblicità, dei videoclip di Michael Jackson, dei graffiti di Basquiat , ed infine della "nouvelle cousine" … Ma sicuramente l' ansietas della comunicazione è la grande eredità del Futurismo, interamente puntata sul mondo, al limite del fondamentalismo estetico e proclamata quasi sempre a volume alto, nell' impossibile tentativo di dare un presente immediato al nostro futuro.

 

Achille Bonito Oliva, QUEL CHE RESTA DEL FUTURISMO, L' avanguardia che innervosì il ' 900, da La Repubblica


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