Letteratura

Voltaire. Candido. La critica a Liebniz

 

Premessa


Nei Saggi sulla Teodicea del 1710, il filosofo/scienziato tedesco Gottfried Leibniz (1646-1716) aveva giustificato l’esistenza del male, che è in evidente contraddizione con l’idea dell’esistenza di Dio e della sua bontà infinita, alla luce di un ordine finalistico della Storia e del mondo: tutto ciò che è, quindi anche il male, ha un senso e si giustifica in relazione al disegno divino; il mondo, che pure agli occhi dell’uomo appare ingiusto e pieno di sofferenze, è il migliore possibile poiché Dio, che è perfezione, tra tutti i mondi possibili non può che aver scelto il migliore.


Voltaire rispose a Leibniz con Candido o l’ottimismo -pubblicato anonimo nel 1759- un romanzo filosofico in cui l’illuminista mise in discussione, sbeffeggiandola, l’idea del migliore dei mondi possibili formulata dal filosofo tedesco.



Candido o l'ottimismo: il migliore dei mondi possibili?



La vicenda inizia nel castello del barone di Thunder-ten-tronckh.


Il protagonista è Candido, un giovane ingenuo nato dalla relazione della sorella del barone con uno squattrinato ritenuto per questo motivo inadatto a sposarla. 
Educato dal filosofo Pangloss secondo i principi della filosofia di Leibinz per cui tutto al mondo va nel migliore dei modi, presto Candido si scontrerà con la dura realtà e arriverà alla conclusione che le cose non stanno esattamente come Pangloss gli ha raccontato.


Innamoratosi di Cunegonda -la figlia del castellano- e sorpreso a baciarla, Candido è scacciato dal castello. 

Inizia per lui la vera esperienza del mondo: viene catturato e arruolato a forza dai Bulgari, che nel frattempo hanno assaltato il castello e sterminato l’intera famiglia ad eccezione di Cunegonda, che fanno prigioniera; viene bastonato di santa ragione e poi condannato a morte per aver tentato di disertare; quando finalmente, scampando alla morte, riesce a fuggire e a riparare a Lisbona, la città è devastata da un violento terremoto. (1)



Ritrovata Cunegonda, che nel frattempo è prigioniera del Grande Inquisitore il quale di lei ha fatta la propria amante, la libera e insieme fuggono, ma poi si perdono di vista…

Dopo mille altre disavventure che portano Candido in giro per il mondo da Buenos Aires a El Dorado, da Parigi a Londra, da Venezia a Costantinopoli, i due si ritrovano quando Cunegonda, ormai brutta e petulante, non somiglia neanche lontanamente alla ragazza di un tempo.

Dopo il matrimonio, i due si trasferiscono in una fattoria sul Bosforo e lì, lavorando la terra, meditano sulle esperienze maturate.

 
...La vecchia un giorno osò dire:

-Io vorrei sapere cos’è peggio, se essere violentata cento volte dai pirati negri, se avere una chiappa tagliata, se passare per le bacchette dei Bulgari, se esser frustato e impiccato…l’essere notomizzato, se remare sulle galere…
-Questa è una gran questione, disse Candido...
….Pangloss confessava d’aver sempre orribilmente sofferto ma siccome aveva sostenuto una volta che tutto andava a maraviglia, seguitava a sostenerlo….
Vi era nel vicinato un dervì famosissimo che passava per uno de’ migliori filosofi della Turchia; essi andarono a consultarlo; Pangloss si fece avanti e disse:
-Maestro, noi veniamo a pregarvi di dirci perchè un animale sì stravagante come l’uomo è stato formato.
-Di che ti occupi tu? ..
-Ma reverendo padre, disse Candido, vi sono de’ mali orribili sulla terra.
-Che t’importa, soggiunse il dervì, che vi sia del male o del bene? Quando sua altezza spedisce un vascello in Egitto, s’imbarazza se i topi vi sieno a lor agio o no?
-Che bisogna dunque fare? disse Pangloss.
-Tacere, rispose il dervì.
-Io mi lusingava, disse Pangloss di ragionare un poco con voi degli effetti e delle cause del migliore de’ mondi possibili, dell’origine del male, della natura dell’anima e dell’armonia prestabilita.
-Il dervì a tali parole gli serrò l’uscio in faccia.
-Nel tempo di questa conversazione si sparse la nuova che erano stati strangolati a Costantinopoli due visir ed il muftì, e che erano stati impalati diversi loro amici. Questa catastrofe fece un gran rumore per ogni dove…. Pangloss, Candido e Martino, ritornando alla loro piccola masseria incontrarono in un buon vecchio, che prendeva il fresco sotto una pergola d’aranci…; Pangloss gli domandò come si chiamava il muftì che era stato strozzato.
-Io non so niente, rispose il buon uomo, e non ho mai saputo il nome di alcun muftì, nè di alcun visir, anzi ignoro il caso di cui mi parlate; son di parere bensì che coloro che si immischiano nelle cose pubbliche qualche volta miseramente periscono e non senza lor colpa; non m’interesso mai di ciò che fanno a Costantinopoli. Mi contento di mandarci a vendere i frutti del giardino che coltivo….

…. Ritornando alla masseria, Candido fece delle profonde riflessioni sul discorso del turco e disse a Pangloss ed a Martino:
-Quel buon vecchio sembra che siasi fatta una sorte ben preferibile a quella dei sei re coi quali avemmo l’onore di cenare.
-Le grandezze, disse Pangloss, sono molto pericolose, secondo ciò che ne dicono tutti i filosofi; perchè  insomma Eglon, re de’ Moabiti, fu assassinato da Aod; Assalonne restò appiccato per i capelli e ferito da tre lance; il re Nadab figlio di Geroboamo, fu ucciso da Baasa; il re Ela da Zambri..Ocosia  dal Jehu…; Voi sapete come perirono Creso, Dario, Dionigi di Siracusa, Pirro, Perseo, Annibale, Giugurta, Ariovisto, Cesare, Pompeo, Nerone, Ottone, Vitellio, Domiziano, Riccardo II d Inghilterra, Odoardo II, Enrico VI, Riccardo III, Maria Stuarda, Carlo I, i tre Enrichi di Francia. l’imperatore Enrico IV? Voi sapete...
-Io so ancora, disse Candido, che bisogna coltivare il nostro giardino….
-Lavoriamo senza ragionare, disse Martino; questo, è il solo mezzo di render la vita sopportabile…
 
Tutta la piccola società prese parte in quel lodabile disegno; ciascuno si mise ad esercitare i suoi talenti. La piccola terra fruttò molto. Cunegonda era invero ben brutta, ma ella divenne un’eccellente cuoca…; la vecchia ebbe cura della biancheria….

Pangloss diceva qualche volta a Candido:
-Tutti gli avvenimenti sono concatenati nel  miglior de’ mondi possibili, perchè insomma se non t’avessero cacciato da un castello a pedate nel sedere per amor di Cunegonda, se non fossi caduto nelle maini dell’Inquisizione, se non avessi percorso l’America a piedi…non saresti qui a mangiar cedri canditi pistacchi. 
-Ben detto, rispondeva Candido, ma dobbiamo coltivare il nostro orto 

Attraverso le disavventure di Candido e dei personaggi che gli ruotano intorno, l’opera mostra una carrellata di tutte le sventure dell’umanità: guerre, catastrofi naturali, schiavitù, inseguimenti, esecuzioni sommarie rivelano una realtà fatta di male e di ingiustificato dolore, smentendo di fatto la favola leibniziana del mondo come il migliore possibile.

Tuttavia, Candido e i suoi compagni di disavventura non rinunciano ad inseguire la felicità, pur di trovarla non esitano ad attraversare il mondo da un continente all’altro senza sosta.

Intanto il tempo scorre, il mondo continua a girare come sempre e i personaggi della storia, ormai sfiniti da tante vicissitudini, si ritrovano a fare il bilancio di ciò che è stato e a riflettere su ciò che sarà della loro vita a venire. La vecchia (che nella finzione del romanzo è la figlia di un papa) e Cunegonda, le quali nella vita hanno subito le peggiori violenze, si domandano il senso delle sofferenze che hanno dovuto patire: sono state violentate, picchiate, catturate e rese prigioniere. Perché? A quale scopo? E qual è il senso del male nel mondo?

Candido non ha risposte preconfezionate da offrire: l’esperienza gli ha insegnato a dubitare degli astratti ragionamenti dei filosofi e del dogmatico ottimismo di Pangloss secondo il quale tutti gli avvenimenti sono concatenati nel miglior de’ mondi possibili”, pertanto tutti loro non sarebbero adesso nella loro tranquilla fattoria se non fossero stati perseguitati, malmenati e non avessero percorso mezzo mondo. Candido ora non lo ascolta più, non è tempo di inutili elucubrazioni filosofiche, inutile perdersi in chiacchiere: bisogna coltivare il giardino, impegnarsi nel lavoro, perché, come dice Martin lavorare senza ragionare è l’unico modo di rendere tollerabile la vita”.

 
E così, ad eccezione di Pangloss, caparbiamente fermo sulle sue posizioni, i personaggi della storia giungono alla consapevolezza che l’unica via percorribile nella vita è quella suggerita dal buon vecchio che riposa all'ombra di un pergolato: egli non si occupa di ciò che gli accade intorno, non conosce il nome del visir e non si intromette negli affari pubblici
; non si fa domande sul mondo cui sa di non poter trovare risposta e trascorre la vita lontano dagli affanni, coltivando la terra e godendosi il fresco all'ombra degli aranci.

La combriccola di Candido, al di là della retorica di filosofi e pensatori che sprecano il loro tempo in ridicole elucubrazioni e fabbricano verità consolatorie, trova dunque il senso della vita nella concretezza del lavoro: Cunegonda, ormai brutta e noiosa, diventa un’ottima cuoca; la vecchia si occupa della biancheria; ciascuno è occupato fattivamente in qualcosa.

Qualcosa che impedisca di pensare e renda tollerabile la vita...

 


(1) Nel 1755 Lisbona fu devastata da un violento terremoto. Voltaire scrisse il Poemetto sul terremoto di Lisbona in cui, riflettendo sulla portata della tragedia con le sue decine di migliaia di morti, coglie ancora una volta l’occasione per screditare l’idea leibniziana del migliore dei mondi possibili.
 

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