Letteratura

Catullo. L’ otium come antidoto…

 

 

L’opera per antonomasia di Catullo, poeta latino vissuto tra l’84 e il 54 a.C., è il Liber (Carmina) un insieme di componimenti molti dei quali sono il racconto del sofferto amore per Clodia-Lesbia, la donna impossibile.
 
Nella sezione delle nugae, quella delle tre parti dell’opera più leggera per gli argomenti trattati, vi sono riflessioni sulla quotidianità, sull’amore, sull’amicizia e sul potere che, per l’ironia dello stile e la colorita immediatezza dell'espressione, divertono pur facendo riflettere.
 
È il caso del carme XXIX, invettiva giambica i cui strali sono destinati a Marco Vitruvio Mamurra, praefectus fabrum (prefetto degli ingegneri) benvoluto da Caio Giulio Cesare che lo favorì permettendogli di accumulare ingenti ricchezze.
 

L'intrallazzatore
Chi può vedere questo, chi può sopportarlo
senz’essere impudico, vorace, giocatore d’azzardo,
che un Mamurra possieda tutto
il ben di Dio della Gallia e dell’estrema Britannia?
Romolo culattone, stai a guardare e sopporti?
E lui, grondando superbia,
passerà per i letti di tutti
come un piccioncino o un Adone?
Romolo culattone, stai a guardare e sopporti?
Allora sei tu l’impudico, il vorace e il giocatore d’azzardo.
Per questo, eroe degli eroi,
sei arrivato all’isola dell’estremo occidente,
perché questa vostra Minchia fottuta
si facesse fuori i miliardi?
Bella generosità! Troppo poco
ha mangiato e bevuto? Per primo
ha fatto fuori il patrimonio paterno,
per secondo il bottino del Ponto, per terzo
quello di Spagna – lo sa bene il fiume dell’oro.
Adesso si teme per Gallia e Britannia.
Perché nutrite una simile peste? A che serve
oltre che a mangiarsi patrimoni? È per questo
che voi…
suocero e genero, avete messo tutto a soqquadro?
Traduz. da Zanichelli online
 
Presentato nel titolo come intrallazzatore, epiteto già di per sé indicativo del disprezzo nutrito nei suoi confronti dal poeta, Mamurra ha approfittato del proprio ruolo di prefetto e si è arricchito con traffici illeciti, ha razziato le ricchezze delle Gallie e della Britannia, si è impadronito con voracità del bottino fruttato dalla guerra di Pompeo in Asia. La sua superbia è andata aumentando proporzionalmente alla sua ricchezza e al contempo è cresciuta la sua popolarità, al punto che come Adone può saltare da un letto all’altro e infrangere cuori.

Dal canto suo Cesare-Romolo culattone (il riferimento all’omosessualità di Cesare è esplicito al punto da non richiedere commenti o delucidazioni) sta a guardare inerte: è per questo che Cesare ha conquistato le Gallie e con l’aiuto del genero Pompeo ha messo il mondo a soqquadro combattendo guerre in ogni dove? Lo ha fatto perché un approfittatore ingordo potesse dilapidare il frutto delle sue conquiste?
 
Insomma, Catullo non ha peli sulla lingua e, quanto a invettive, altrettanto velenosa è quella del carme XVI.
Qui le ire di Catullo sono tutte per gli amici-nemici Furio e Aurelio, che lo hanno accusato di comporre versi lascivi (il riferimento è ai versi dedicati a Clodia) e che nel carme XI erano comparsi come improbabili pacieri tra Catullo e la donna amata dopo un loro ennesimo litigio.
 
Il poeta casto e i poeti lascivi
[…]
Ma il poeta consacrato dev’essere sì
casto, ma nella persona, non per forza nei versi:
che hanno spirito e grazia
anche se sono effeminati e lascivi,
se possono ridestare le voglie
non dico dei ragazzi, ma degli uomini
pelosi, che non muovono più le membra torpide.
Per aver letto di milioni di baci
pensate che io non sia un vero uomo?
[…]
Traduz. da Zanichelli online
 

Sorvolando sugli insulti snocciolati nei primi versi (qui volutamente omessi) e ripetuti con veemenza nel verso conclusivo, si può cogliere il vero tema del carme nella riflessione su cosa debba essere considerato davvero volgare, se le parole o i fatti: non è forse vero, si chiede Catullo, che un poeta va giudicato per la qualità dei suoi versi e non per le scelte linguistiche adottate?

Gli si potrebbe obiettare che le parole svelano non poco di chi le utilizza, ma questo è un altro discorso.
 
Certo è una quotidianità snervante quella di Catullo, che deve vedersela con l’irrequieta/scalpitante Clodia, donna difficilmente governabile, con l’invidia di amici/rivali pronti ad attaccarlo, con l’opportunismo di approfittatori in un mondo di ladri.

Per fortuna a risollevargli il morale ci sono quei momenti di riposo -otium- in cui l’uomo Catullo può divertirsi componendo versicoli senza pretese e bevendo vino in compagnia di amici veri, dimenticando per un po’ le miserie della vita.
 
Accade così nel carme L.
 
 Hesterno, Licini, die otiosi...
«Ieri, o Licinio, liberi da ogni impegno
ci siamo dilettati molto sui miei quaderni
per trattare argomenti d’amore come ci eravamo accordati:
ciascuno di noi, scrivendo versi,
si divertiva ora in un metro ora in un altro
rispondendoci a vicenda tra battute e coppe di vino.
Da lì me ne andai, o Licinio,
entusiasmato dalla tua giovialità e dalle tue battute,
tanto che – povero me! – né il cibo mi appagava
né il sonno induceva i miei occhi al riposo,
ma mi rigiravo nel letto, dominato da tutto quel furore,
desiderando di vedere l’alba,
per parlare con te e per stare insieme.
Ma dopo che le membra distrutte dalla fatica
giacevano sfinite sul letto,
ho scritto, o caro, questo poema per te,
cosicché comprendessi il mio dolore.
Ora bada di non essere superbo e diciamo le nostre preghiere senza vergogna,
bada di non disdegnarlo, o mia perla,
affinché Nemesi non riscuota le pene presso di te.
È una dea forte: bada a non farti colpire.»
Traduz. da Zanichelli online
 
Ancora entusiasmato dalla bella serata trascorsa con l’amico Licinio Calvo, a notte fonda Catullo non riesce ad addormentarsi, con ansia attende l’alba desiderando che il nuovo giorno gli conceda il piacere di rivedere l’amico con cui concedersi un altro momento di otium (ciò che oggi è il relax) che, riconciliandolo con se stesso, gli faccia dimenticare le pene d’amore e le fatiche dell’esistenza.

Come non essere d’accordo con lui.


Non sarebbe la vita un fardello insopportabile se di tanto in tanto non ci si concedesse un momento di sano otium, una vacanza dai guai dell'esistenza che, si sa, Nemesi distribuisce avendone in abbondanza per tutti…? 



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