Premessa
Rappresentato
per la prima volta nel 1918 presso il teatro Argentina di Roma, Così è (se vi
pare) è un dramma in tre atti che la critica colloca nella fase della produzione
teatrale di Pirandello definita del grottesco.
La
storia ruota intorno a tre personaggi: il signor Ponza, sua moglie e la signora
Frola, suocera di Ponza.
Scampati
al terremoto della Marsica in Abruzzo, essi si trasferiscono in una cittadina di provincia.
I
tre vivono in appartamenti e zone diverse: la signora Frola abita in un
lussuoso appartamento in centro, Ponza e la moglie vivono fuori città.
Il
rapporto tra loro è bizzarro, decisamente non convenzionale: la signora Frola si reca ogni giorno dalla figlia
ma non sale in casa e comunica con lei a mezzo di bigliettini che deposita in un cestino (paniere)
calato dalla finestra. In paese si vocifera che Ponza, geloso e possessivo, vieti
alla moglie di uscire -in effetti nessuno l'ha mai vista- e le proibisca ogni
contatto con l’esterno.
Il prefetto Agazzi, il superiore di Ponza, decide di indagare per far luce
sulla strana vicenda. Ponza e la signora Frola sono convocati separatamente a casa
di Agazzi, il quale per l’occasione ha riunito lì un gruppo di amici.
Sottoposti ad un vero e proprio interrogatorio allo scopo di scoprire quale sia il loro legame e il motivo per cui la signora Ponza viva da reclusa, i due
forniscono versioni diverse.
Ponza dice che Lina, -la figlia della
signora Frola e sua prima moglie- è morta, dunque quella attuale è la sua
seconda moglie: la signora Frola, non reggendo al dolore della perdita, è impazzita, rifiuta
la realtà e vede la figlia nella seconda moglie di Ponza. Solo per umana
compassione egli permette a Frola di far visita alla moglie, ma preferisce che rimanga all'esterno della casa per evitare a lei un’emozione troppo forte e all'altra il contatto
con un’estranea.
Frola sostiene un’altra verità: la gelosia di Ponza ha turbato l’equilibro
psichico della figlia al punto che per lei si è reso
necessario il ricovero in una casa di cura. Lontano dalla moglie tanto amata, Ponza
è impazzito e l’ha creduta morta. Quando -ormai guarita- lei è tornata a casa, lui
non l’ha riconosciuta ed è stato necessario un secondo matrimonio perché la
riaccogliesse con sé. Frola lo asseconda in questa sua follia e si accontenta
di vedere la figlia da lontano per non turbare l’equilibrio della coppia.
Successivamente i due sono interrogati
insieme in un confronto che assume i toni violenti dell’alterco, ma che non chiarisce
nulla.
Poiché non c’è modo di appurare la
verità, complice anche l’assenza di documenti- andati distrutti durante il
terremoto- il gruppetto di inquisitori convoca la signora Ponza, l’unica
che possa dirimere la faccenda e condurre alla verità.
La signora Ponza, entrata in scena
coperta da un fitto velo nero, delude tutti dichiarando di essere sia la figlia di Frola che la
seconda moglie di Ponza, perché essa è colei che ciascuno crede che sia.
Il relativismo
Il rapporto tra Ponza, la moglie e
la suocera è una relazione fuori dagli schemi: c’è una donna che non esce mai di
casa, una madre che non può vedere quella che dice essere la figlia se non attraverso la finestra, un uomo che
sembra nascondere un oscuro segreto. Ciò
basta a generare in città dapprima il chiacchiericcio e il pettegolezzo, poi una
curiosità morbosa, infine il bisogno di conoscere la verità (per quale motivo i tre vivano a quel modo, chi sia davvero
l’uno per l’altro...)
Così, nel salotto borghese del
prefetto Agazzi, si consuma una sorta di crudele processo a carico di Ponza e
della sua famiglia, colpevoli soltanto di non corrispondere ai ruoli/alle maschere di marito, moglie e
madre così come la società esige.
Un tema è dunque quello dell’identità
e delle maschere: la sfasatura tra l'individuo e la società, tra libertà e costrizione che ricorre costante nell'opera di Pirandello.
Tuttavia, il tema centrale dell’opera
-da cui il titolo Così è (se vi pare)- è il relativismo gnoseologico, l’impossibilità
di pervenire ad una verità oggettiva e assoluta.
Nella caccia alla verità, non
importa quale, purché ve ne sia una chiara e inequivocabile, Ponza e Frola sono torturati a
turno ma inutilmente, perché le loro versioni contrastanti sono entrambe
plausibili.
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Il pensatore, A. Rodin |
Il deus ex machina è nella
comparsa sulla scena del terzo personaggio, la signora Ponza.
“SIGNORA PONZA (dopo averli guardati
attraverso il velo, dirà con solennità cupa): Che altro possono volere da me,
dopo questo, lor signori? Qui c’è una sventura, come vedono, che deve restar
nascosta, perché solo così può valere il rimedio che la pietà le ha prestato.
IL PREFETTO (commosso). Ma noi
vogliamo rispettare la pietà, signora. Vorremmo però che lei ci dicesse
SIGNORA PONZA (con un parlare lento
e spiccato). – che cosa? la verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della
signora Frola.
TUTTI (con un sospiro di
soddisfazione). – ah!
SIGNORA PONZA – e
la seconda moglie del signor Ponza
TUTTI (stupiti e delusi,
sommessamente). – oh! E come?
SIGNORA PONZA – sì; e per me
nessuna! nessuna!
IL PREFETTO. Ah, no, per sé, lei,
signora: sarà l’una o l’altra!
SIGNORA PONZA. Nossignori. Per me,
io sono colei che mi si crede. (Guarderà attraverso il velo, tutti, per un
istante; e si ritirerà. Silenzio.)”
Il viso coperto da un velo nero, la
signora Ponza/la Verità lascia tutti esterrefatti affermando che essa è sia Lina, la
figlia di Frola, che la seconda moglie di Ponza e che per sé non è nulla al
di fuori di ciò che gli altri credono che sia.
Inutilmente si è rovistato nella
vita dei tre personaggi, sconvolgendone l'esistenza e offendendone i sentimenti in
nome di una verità oggettiva e solida che rassicurasse e conferisse senso: non esistono certezze incrollabili, non c’è una verità assoluta valida per tutti, sempre e ovunque; le verità sono tante quanti sono i punti di vista.
“LAUDISI. Ed ecco, o signori, come
parla la verità! (Volgerà attorno uno sguardo di sfida derisoria.) Siete contenti?
(Scoppierà a ridere.) Ah! ah! ah! ah!”
La verità è una questione di prospettiva sulle cose, sul mondo, sul modo d'intendere e vivere la vita: la risata beffarda di Laudisi, l’alter
ego di Pirandello, è per coloro che per presunzione credono di possedere -o poter possedere- l'unica verità possibile.
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