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Borges. La casa di Asterione. Il labirinto



Jorge Luis Borges


Nato in Argentina nel 1899 e morto in Svizzera nel 1986, Borges ha rappresentato uno degli esempi più autorevoli e originali della narrativa fantastica del Novecento e per questo rappresentò un punto di riferimento per scrittori di tutto il mondo.

La sua fama è legata soprattutto all’Aleph, una raccolta di 17 racconti pubblicata nel 1947.
 

La casa di Asterione e il mito del Minotauro


Al centro del racconto di Borges c’è il minotauro, creatura mostruosa per metà uomo e metà toro.
 
Secondo la tradizione, Minosse, divenuto re di Creta a danno dei fratelli, chiede al dio Poseidone di far emergere dal mare un toro a legittimazione del suo potere
; in cambio egli gli sacrificherà il toro. 


Non ottemperando alla promessa e preferendo tenere per sé l’animale, Minosse si attira l’ira del dio, che si vendica di lui facendo sì che la moglie Pasifae s’innamori del toro. Dall’unione nasce il mostruoso Asterione che -metà uomo e metà toro- viene rinchiuso nel labirinto del palazzo di Cnosso e ogni nove anni riceve in pasto nove fanciulli (sette, secondo un'altra versione del mito) forniti dalla città di Atene.


L’ateniese Teseo, aiutato da Arianna, -figlia di Minosse-, munito di un filo che gli consenta di orientarsi nel labirinto, uccide il Minotauro liberando così Atene dall’obbligo di quel tributo di sangue.
 

Il racconto di Borges


La narrazione è affidata al Minotauro/protagonista (Borges preferisce indicarlo con il nome meno comune di Asterione), che attraverso un lungo monologo interiore, descrive la propria vita all’interno del labirinto.
 
Nella sua grande casa, Asterione è solo e spesso si annoia. Qualcuno lo accusa di essere misantropo e di non amare la compagnia; in realtà le porte della casa sono aperte per chiunque voglia entrarci. Egli stesso è libero di uscire, se vuole, ma quando lo fa, s’imbatte in folle dei volti scoloriti e spianati o nel pianto di bambini terrorizzati che lo intimoriscono e lo costringono a rientrare.
 
Sogna che un giorno qualcuno che gli somigli, un altro Asterione, vada a fargli visita: si scambierebbero convenevoli e poi giocherebbero. Gli piace giocare facendosi cadere dalle ampie terrazze del labirinto oppure acquattandosi nell’ombra per fingersi addormentato.
 
Ogni nove anni Asterione riceve la visita di nove uomini che gli chiedono di essere liberati da ogni male: in pochi minuti essi cadono l’uno dopo l’altro, Asterione non ha le mani sporche del loro sangue e i loro cadaveri segnano il percorso dei corridoi.
 
Anche Asterione attende il suo redentore, colui che un giorno arriverà per liberarlo: si chiede quale aspetto avrà, se simile ad un uomo o ad una bestia, ma immaginare il suo arrivo lo rincuora e gli rende la solitudine meno penosa.
 

Borges, un mondo di simboli


Nel racconto il mito è rovesciato: se il minotauro della tradizione è un mostro che va tenuto rinchiuso per contenerne la ferocia, l’Asterione di Borges è una creatura profondamente infelice, rinchiusa negli anfratti di una prigione/labirinto da chi lo rifiuta.


Sogna di incontrare un altro Asterione, qualcuno in cui riconoscersi e che lo aiuti a sentirsi meno solo. E intanto attende che si avveri la profezia secondo la quale giungerà per lui il redentore, qualcuno –mostro o uomo- che lo libererà dal giogo dell'esistenza allo stesso modo in cui lui, compassionevolmente, libera -divorandoli- i nove fanciulli greci.
 
La liberazione per Asterione arriva con Teseo: da lui il minotauro si lascia uccidere senza opporre resistenza.



Teseo e il minotauro
Il sole della mattinata brillò sulla spada di bronzo. Non restava più traccia di sangue.

-Lo crederesti, Arianna, disse Teseo, il minotauro non s’è quasi difeso-.


Come in tutta la produzione di Borges e di una parte significativa della narrativa fantastica del 900, anche questo breve racconto è una trasfigurazione simbolica della condizione umana.

 

La storia di Asterione è emblematica dell’isolamento e dell’angoscia come condizione esistenziale dell’uomo, che nella vita è in trappola come Asterione nel labirinto: il minotauro si rifugia nell’immaginazione e nel gioco perché rendano accettabile la vita nella sua prigione, così come -nel labirinto della vita- l'uomo s’aggrappa alle illusioni (l’idea consolatoria che esistano un senso e uno scopo) che allevino il peso dell’esistenza.


La vita non è che spasmodica ricerca di una via di fuga dal non-senso...